02/01/2008, 00.00
INDIA
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Vescovi indiani: un “autentico Calvario” quello dei cristiani in Orissa

di Nirmala Carvalho
La Conferenza episcopale indice 8 giorni di preghiera dopo gli incidenti di Natale. Nella foresta cercano riparo ancora numerosi fuggitivi, vivendo senza cibo e nessun riparo. Un memorandum alla Commissione nazionale per i diritti umani e al governo dello Stato indiano elenca i danni e le perdite subite dai cristiani e chiede provvedimenti anche contro la polizia, rimasta per lo più a guardare.

Mumbai (AsiaNews) – La comunità cristiana in India  “continua a vivere nell’ansia e nella paura”, mentre la Chiesa in Orissa sperimenta un “autentico Calvario”. Sono le parole usate dai vescovi indiani per descrivere la situazione nel Paese dopo le violenze anti-cristiane organizzate dai fondamentalisti del Vishva Hindu Parishad (Vhp) tra il 24 e il 27 dicembre scorso. L’arcivescovo di Bhubaneswar-Cuttack, mons. Raphael Cheenath, ha riferito dell’accaduto alla Conferenza episcopale (CBCI), la quale ha indetto 8 giorni di preghiera (dal 30 dicembre al 6 gennaio) per i cristiani dell’Orissa.

Attivisti per i diritti delle minoranze e diversi esponenti della Chiesa cattolica denunciano che sono ancora numerosi i cristiani, per lo più tribali, che per paura di attacchi rimangono nascosti nelle foreste senza cibo o riparo, sopravvivendo solo con l’acqua dei torrenti.Non vi è ancora un bilancio ufficiale delle vittime e la polizia non permette a personale cristiano di condurre proprie indagini sul posto.

Un memorandum degli incidenti di Natale è stato presentato alla Commissione nazionale per i diritti umani. Il documento è firmato, tra gli altri, dall’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao; Joseph D’souza, presidente dell’All India Christian Council; il reverendo Karam Masih, della Chiesa del Nord India e Lansinglu Rongmei, co-segretario della Christian Legal Association.

Il testo comprende la lista aggiornata delle zone colpite e dei danni subiti dalla comunità, sottoposta anche al governo dell’Orissa: 6 morti; 70 tra chiese e istituzioni attaccate, distrutte o date alle fiamme; 600 case cristiane danneggiate o distrutte; 5mila persone colpite; 15 veicoli appartenenti a cristiani e distrutti; 25 le motociclette. Le zone più colpite dalle violenze risultano i distretti di Kandhamal e Gajatati. Il primo ha subito più di tutti la furia dei fondamentalisti. Qui i villaggi più colpiti sono: Barakhama, Pobingia, Balliguda, Bamunigam, Sankharkhole, Sirtiguda, Dalagam, Irpiguda, Tikabali, Godapur e Daringibadi. Molti altri villaggi vivono ancora condizioni di forte tensione e minacce da parte degli estremisti indù.

Il memorandum chiede alle autorità: immediata protezione soprattutto per i distretti di Kandhamal e Gajatati; risarcimento di 500mila rupie ai familiari delle vittime e 200mila rupie per i feriti; risarcimenti anche per chi ha subito danni a proprietà materiali; un’inchiesta e provvedimenti seri nei riguardi delle forze di polizia e altri funzionari che non hanno protetto in modo adeguato i cittadini.

Finora il governo ha deciso solo un risarcimento di 100mila rupie per il parente più stretto di ogni vittima degli scontri. Per chi ha perso la casa nelle violenze verrà concessa ospitalità presso l’Indira Aawas Yojana. Il Chief Minister dell’Orissa, Naveen Patniak, ha promesso inoltre 10mila rupie per chi ha subito danni parziali alla propria abitazione. Intanto sui luoghi degli incidenti, a Brahmanigaon, la polizia ha confiscato 12 pistole senza licenza e arrestato 20 persone.

 

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