17/12/2024, 12.12
INDIA
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Vescovi indiani: a Munamban una questione di giustizia, non uno scontro coi musulmani

di Nirmala Carvalho

La Conferenza episcopale interviene sulla disputa che in Kerala vede il Waqf (l'amministrazione dei beni islamici) rivendicare dei terreni dove da decenni vivono famiglie cristiane. Dai vescovi anche la denuncia della diffusione di notizie "parziali" su un incontro tra il presidente della Cbci mons. Thazhath e una ventina di parlamentari nazionali, con il rischio di "creare confusione".

Delhi (AsiaNews) - La Conferenza episcopale dell'India (CBCI) ha riaffermato con una nota il suo impegno per la giustizia nella controversia in corso in Kerala con alcuni gruppi musulmani riguardo alla proprietà di alcuni terreni su cui vivono da decenni numerose famiglie di pescatori cristiani a Munambam. Nello stesso tempo, però, il comunicato esprime anche “profonda delusione” per alcune “ricostruzioni parziali” su un incontro informale tra il presidente della Cbci, l’arcivescovo siro-malabarese Andrews Thazhath, e una ventina di parlamentari nazionali cristiani, avvenuto il 3 dicembre scorso a Delhi.

La vicenda del Kerala è legata a una rivendicazione del Waqf Board (l’ente che amministra le proprietà della comunità musulmana) su 404 acri di terra nella costa di Munambam, nel distretto di Ernakulam, abitati da generazioni da circa 600 famiglie cristiane e indù. La disputa è iniziata nel 2019 quando il Waqf ha rivendicato la proprietà sostenendo che quei terreni nel 1950 erano stati donati da un benefattore musulmano al Farook College di Kozhikode. L’ente li avrebbe poi ceduti alle famiglie, ma il Waqf sostiene che non avesse titolo per farlo. A complicare le cose è il fatto che la legge indiana sulle proprietà delle comunità islamiche è del 1954, quindi posteriore ai fatti. E per di più il tema oggi è molto sensibile, dal momento che i nazionalisti indù stanno premendo per riformare questa normativa inserendo nei consigli anche membri non musulmani, un passo che molti giudicano come un ulteriore azione ostile nei confronti delle minoranze.

Stando alle ricostruzioni giornalistiche, proprio nell’incontro con il presidente della Conferenza episcopale, alcuni parlamentari dell’opposizione avrebbero insistito affinché la Chiesa si schieri espressamente a fianco dei musulmani nella loro battaglia per la difesa delle prerogative del Waqf lamentando anche un appoggio che sarebbe stato offerto al Bjp in alcuni seggi del Kerala. Intanto però la questione di Munambam resta aperta, con voci musulmane che insistono e rivendicare la proprietà dei terreni e l’Alta Corte del Kerala che ha rinviato a gennaio l’esame della questione.

Nella nota la Cbci si dice “fermamente al fianco della gente di Munambam che ha vissuto e coltivato questa terra per generazioni”. “La nostra posizione su questo tema - spiegano i vescovi - non è basata sull'identità religiosa, ma su una preoccupazione cruciale per i diritti umani. Va assolutamente sottolineato che non si tratta di una questione di rapporti tra cristiani e musulmani, ma di giustizia e di diritti sanciti dalla nostra Costituzione. È nostra ferma convinzione che qualsiasi azione che pregiudichi i diritti costituzionali degli individui, indipendentemente dalla loro religione, sia ingiusta e debba essere contrastata”. Per questo i vescovi chiedono “una soluzione pacifica ed equa della controversia, guidata dai principi costituzionali e dal rispetto reciproco”.

Quanto all’incontro con i parlamentari una fonte anonima ha rivelato all’agenzia Press Trust of India che l'ordine del giorno della riunione comprendeva il ruolo dei parlamentari cristiani nel sostenere e proteggere la comunità e i propri diritti, l'aumento degli attacchi e delle minacce contro le minoranze e l'uso improprio del FCRA (l’autorizzazione necessaria per ricevere fondi dall’estero ndr) per colpire le istituzioni cristiane. Durante l’incontro vi sarebbero stati anche inviti ai leader della Chiesa di evidenziare “l'importante ruolo svolto oggi dalle comunità” e “non essere solo reattivi alle notizie negative”. Mentre un deputato avrebbe criticato le photo-opportunity con i politici, invitando piuttosto a “richiamare quanti non proteggono la Costituzione”.

“Chi ha riferito questi contenuti – replica la Conferenza episcopale – ha violato l’accordo tra i parlamentari e i leader religiosi presenti all’incontro, secondo cui non avrebbero dovuto esserci comunicati stampa e fotografie in forza della natura informale dell’incontro. La diffusione selettiva di dettagli ha creato confusione e falsato la rappresentazione della natura delle discussioni avvenute”.

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