Vescovi filippini promuovono “istruzione e integrazione” per gli aborigeni
Manila (AsiaNews) – Promuovere la scolarizzazione fra le popolazioni indigene e favorire la loro integrazione all’interno della società. Sono i temi al centro di un convegno promosso dalla Conferenza episcopale filippina (Cbcp) e dalla fondazione “Our Lady of Peace Mission Inc”, in programma dal 20 al 30 maggio a Manila.
Gli aborigeni presenti nelle Filippine rappresentano circa il 10% della popolazione e si distribuiscono lungo tutto l’arcipelago. I gruppi di maggiore entità, come gli Igorot e gli Aetas, si concentrano nelle catene montuose dell’isola di Luzon. Qui la presenza di fitte foreste ha consentito loro il mantenimento delle usanze e di un’economia di sussistenza e un progressivo isolamento dal resto del mondo. Tra il 1960 e il 1980 lo sviluppo economico del paese e la conseguente espropriazione delle terre hanno posto in serio pericolo l’esistenza di queste popolazioni.
“ Non possiamo godere dei servizi di prima necessità e la nostra difficoltà di comunicazione non ci permette di informare il governo dei nostri bisogni” afferma Carling Dumulot leader degli aborigeni Aetas di Zambales.
La condizione di estrema povertà ed emarginazione sofferta dagli aborigeni ha spinto la chiesa cattolica filippina a creare, nel 1995, la Commissione episcopale per le popolazioni indigene (Ecip). Essa ha lo scopo di difendere i diritti delle minoranze e di aiutarle a sviluppare una mediazione tra la loro cultura e il mondo. Fra le iniziative avviate vi è il programma di educazione informale (Nfe), che consiste nell’insegnare la scrittura e calcolo considerando la capacità di apprendimento degli aborigeni. Le lezioni sono gratuite, non prevedono limiti di età e si svolgono all’aperto. Inoltre la frequenza di tre appuntamenti settimanali permette a chi lavora di non abbandonare la propria occupazione.
L’Nfe è stato utilizzato sin dal 1983 nella provincia di Zambales dalle suore missionarie francescane per l’educazione della popolazione indigena degli Aetas, considerata la più antica dell’arcipelago. Essa possiede un dialetto e tradizioni estranee a quelle del resto del Paese e ha sempre vissuto in una condizione di totale isolamento dalla società. La devastante eruzione nel 1991 del vulcano Pinatubo ha costretto l’intera popolazione (circa 40.000 individui) ad abbandonare i territori d’origine con il trasferimento coatto nelle città limitrofe, aggravando ulteriormente la loro condizione sociale.
In questa situazione drammatica, che ha visto gli Aetas in uno stato di totale abbandono da parte dello stato, la diffusione del sistema Nfe si è rivelata negli anni l’unica soluzione possibile per consentire agli aborigeni di uscire dalla condizione di emarginazione.
Nel 2006, grazie al coinvolgimento dell’Ong Projet Development Institute (Pdi) e ai fondi concessi dalla compagnia svedese Svenka Kullager Fabriken (Sfk) il programma di educazione informale Nfe è stato esteso a ben 11 comunità di Aetas. Ciò ha permesso la formazione nel 2007 di 108 studenti alfabetizzati e in grado di insegnare ad altri membri dell’etnia, consentendo loro di uscire dai margini della società.