Vescovi filippini disposti al carcere per fermare la legge pro-aborto
I vescovi precisano che la campagna non mira a rovesciare il governo, ma è solo una mossa per respingere con forza il disegno di legge e avverrà in modo pacifico. In una lettera pastorale, mons. Nereo Odchimar presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, ha invitato la gente a opporsi al disegno di legge e ad agire contro il suo passaggio. Il prelato ha però sottolineato che l’organizzazione di manifestazioni e altre forme di proteste sarà una scelta libera di ciascun fedele. Secondo fonti di AsiaNews, i vescovi sono uniti nella loro opposizione, ma vi è molta incertezza tra i laici cattolici. In febbraio il provvedimento verrà presentato alla camera dei deputati per l’approvazione definitiva. Per non urtare il sentimento dei cattolici esso non si chiamerà più “legge di salute riproduttiva”, ma legge “per la paternità responsabile”. Resteranno però in vigore le disposizioni controverse che permettono l’utilizzo di contraccettivi considerati abortivi, la sponsorizzazione della legge nelle scuole e il divieto di obiezione di coscienza per i medici. Ciò nonostante gli sforzi della Chiesa e da ultimo del presidente Beniño Aquino, che nei giorni scorsi aveva annunciato una revisione dei punti più controversi della legge.
Intanto, l’ associazione pro- life Human Life International (Hli), organizzerà nei prossimi giorni una manifestazione per chiedere al presidente Aquino di resistere alle pressioni delle organizzazioni internazionali che sponsorizzano i controlli delle nascite per combattere la povertà. Secondo Rene Bullecer, direttore di Hli il presidente ha ricevuto pressioni dalle agenzie internazionali tra le cui la United States Agency for International Development (Usaid) e United Nations Population Fund (Unfpa). Esse avrebbero donato al governo oltre 900 milioni di dollari Usa, per costringere Aquino a fare un passo indietro. (S.C.)