Vescovi e cattolici filippini: no alla legge “pro – aborto”
Manila (AsiaNews) – “La Chiesa rifiuta l’aborto e i contraccettivi come soluzione al problema dell’incremento delle nascite”. È quanto affermano i membri della Conferenza episcopale filippina in risposta alla Legge di salute riproduttiva (Reproductive Health Bill) ripresentata al Congresso lo scorso 9 novembre per la sua approvazione definitiva. I vescovi annunciano che la “Chiesa continuerà a promuovere tra la gente i metodi di controllo naturali del suo Natural Family Programme (Nfp) per diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore”.
Il nuovo disegno di legge viene presentato dai membri del congresso dopo le pressioni dell’Onu, che in un rapporto, pubblicato il 30 ottobre, esprime “serie preoccupazioni” per l’alto tasso di mortalità infantile e” la scarsa informazione tra i giovani dei metodi anticoncezionali”. Esso giudica la non approvazione della Reproductive Health come una “violazione dei diritti di donne e bambini” e invita il governo a compiere maggiori sforzi per la sua pronta applicazione". Il rapporto giudica la religione come principale ostacolo alla diffusione dei contraccettivi (preservativo, pillola abortiva, spirale intrauterina) che spinge le giovani madri a compiere aborti illegali (circa 400mila ogni anno).
“E’ un fatto che le gravidanze indesiderate causino aborti illegali – afferma mons. Josè Clemente Ignacio dell’arcidiocesi di Manila – ma perché dobbiamo considerare come unica soluzione la promozione dei contraccettivi che non sono sicuri e causano ancora più aborti?”. Per il prelato è proprio la finta sicurezza generata dagli anticoncezionali e l’aumento di rapporti sessuali e sesso libero la principale causa degli aborti”. Egli aggiunge che tutto ciò rende “la popolazione irresponsabile ed egoista e non risolve il problema”.
Al Congresso il dibattito sulla Reproductive Health è in corso da quattro anni e finora non ha mai raggiunto il quorum di 120 voti necessario per la sua approvazione. Ciò grazie all’opposizione dei parlamentari cattolici e all’appoggio personale del presidente delle filippine Gloria Arroyo, che si è sempre detta contraria a politiche di pianificazione famigliare e all’aborto. La legge rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione famigliare, che impedisce alle coppie di avere più di due figli. Pena, il pagamento di una sanzione e in alcuni casi il carcere. A sostegno del programma essa sponsorizza la diffusione in tutte le scuole e luoghi pubblici di pillole anticoncezionali, finora vietate per legge, preservativi e appoggia la sterilizzazione volontaria. Ciò per diminuire la crescita demografica considerata la principale causa dell’arretratezza del Paese.