Vescovi delle Filippine: l'attuale sistema minerario "distrugge la vita"
Secondo la Conferenza episcopale le multinazionali, che controllano le miniere, danneggiano l'ambiente senza portare effettivi benefici alla popolazione. Critiche alla Arroyo e richieste per un immediato cambiamento.
Manila (AsiaNews) In un documento diffuso il 29 gennaio, la Conferenza episcopale filippina attacca con forza il sistema minerario e chiede di far prevalere gli interessi della popolazione su quelli delle multinazionali. Il monito è visto come una critica al governo, favorevole a mantenere l'attuale situazione.
Secondo i vescovi, oggi sono privilegiati "gli interessi della grandi corporazioni minerarie rispetto al diritto del popolo". "Noi riteniamo scrivono i vescovi che il Mining Act [l'attuale legge] distrugge la vita", togliendo alla popolazione le risorse naturali e consentendo un grave inquinamento ambientale.
La Conferenza episcopale contesta il "Programma per la rivitalizzazione delle miniere" del presidente Gloria Macapagal Arroyo, il quale prevede un aumento dell'estrazione mineraria "che invade ricorda il documento 17 importanti zone di biodiversità, 35 aree prioritarie nazionali da conservare e 32 riserve nazionali integrate. I benefici economici promessi dalle multinazionali minerarie non compensano lo spostamento di intere comunità soprattutto indigene, il rischio per la salute e le condizioni di vita e il grave inquinamento". Infatti "le zone minerarie rimangono tra le più povere del Paese", anche perché le compagnie minerarie "distruggono la cultura indigena". I precedenti disastri ambientali "smentiscono tutte le assicurazioni circa un'attività mineraria sostenibile e responsabile, proclamata dall'amministrazione Arroyo".
L'inquinamento è un tema sempre attuale nelle Filippine. Nell'ottobre 2005 rifiuti di cianuro (usato nella ricerca dell'oro) sono finiti da una miniera in acqua e hanno sterminato i pesci intorno all'isola di Rapu-Rapu, 380 km. a sud est di Manila, lasciando oltre 3 mila famiglie senza sostentamento. Nel 1996 milioni di tonnellate di rifiuti sono finiti da una miniera in un fiume della centrale isola Marinduque, causando un disastro ambientale.
Il documento episcopale chiede di fermare il progetto governativo per nuove concessioni minerarie e di revocare subito le autorizzazioni alle maggiori compagnie estere.
Immediate le reazioni allarmate delle industrie; la Camera delle Miniere prospetta il pericolo di fuga dei capitali esteri e la perdita dei posti di lavoro.
La crescita del settore minerario è un importante strumento del programma economico del presidente Arroyo, che parla di 240 mila nuovi posti di lavoro in 6 anni e di esportazioni di minerali per 7 miliardi annui di dollari Usa; lo Stato ha un debito estero di oltre 75 miliardi di dollari. Il governo stima vi siano giacimenti non sfruttati per 1000 miliardi di dollari Usa. Nel settore minerario il Mining Act del 1995 consente al capitale estero di possedere il 100% del progetto, rispetto al precedente limite del 40%. Questo, dicono gli esperti, consente di fatto alle multinazionali il pieno controllo del settore. (PB)