Vertice islamo-cristiano a Beirut sulla Siria: no alla deriva islamica radicale
di JPG
Esponenti cristiani e musulmani si sono riunitì nella sede del Gran Muftì libanese per discutere sulla situazione; il Gran Muftì siriano ha rinunciato all’ultimo minuto. Il comunicato finale mette in guardia da “ogni deriva” fondamentalista nei movimenti di opposizione.
Damasco (AsiaNews) – Il vertice islamo-cristiano che si è tenuto il 27 settembre a Dar El-Fatwa, la sede ufficiale del Gran Muftì sunnita del Libano, lo sceicco Muhammad Rashid Qabbani, ha evitato di entrare in profondità sul tema della situazione in Siria, e si è limitato a citare, nel comunicato finale, temi generali sulla presenza cristiana in Medio oriente.
Il Gran Muftì della Siria, lo sceicco Ahmad Hassoun ha rinunciato a partecipare alla riunione all’ultimo momento, contrariamente a quanto da lui stesso annunciato; l’unico rappresentante siriano all’incontro è stato così il patriarca greco-melkita cattolico, Gregorio III Laham. Il patriarca ha ripetuto durante la riunione il suo punto di vista, già noto, sulla soluzione del conflitto israelo-palestinese come condizione necessaria della pace per l’intero Medio oriente. Il vertice era un’iniziativa del patriarcato maronita, che faceva seguito a un incontro precedente, avvenuto a Bkerke, la sede del patriarcato, il 16 maggio del 2011.
La discussione si è incentrata sulle dichiarazioni rilasciate dal patriarca maronita, Beshara Boutros Rai durante il suo recente viaggio in Francia a proposito della situazione in Siria; e in particolare sul timore che in caso di caduta del regime attuale il potere possa cadere nelle mani di movimenti estremisti, con pericolo per la sopravvivenza della comunità cristiana. La riunione è durata tre ore, e ha toccato anche il tema del disarmo del movimento libanese Hezbollah.
Il comunicato finale afferma che “la presenza dei cristiani in Medio oriente è una presenza storica ed autentica, e il loro ruolo nelle differenti nazioni è fondamentale e necessario”. Il comunicato sottolinea una necessità: “Bisogna proteggere i movimenti di emancipazione che ci sono adesso nel mondo arabo da ogni deriva che li snaturerebbe e potrebbe suscitare inquietudini. E’ necessario restare attaccati alla natura civile dello Stato, basata sulla cittadinanza”. Infine il comunicato afferma che “tutte le ingerenze esterne negli affari interni dei Paesi della regione devono essere vietate, così come ogni genere di oppressione e violenza”.
Il Gran Muftì della Siria, lo sceicco Ahmad Hassoun ha rinunciato a partecipare alla riunione all’ultimo momento, contrariamente a quanto da lui stesso annunciato; l’unico rappresentante siriano all’incontro è stato così il patriarca greco-melkita cattolico, Gregorio III Laham. Il patriarca ha ripetuto durante la riunione il suo punto di vista, già noto, sulla soluzione del conflitto israelo-palestinese come condizione necessaria della pace per l’intero Medio oriente. Il vertice era un’iniziativa del patriarcato maronita, che faceva seguito a un incontro precedente, avvenuto a Bkerke, la sede del patriarcato, il 16 maggio del 2011.
La discussione si è incentrata sulle dichiarazioni rilasciate dal patriarca maronita, Beshara Boutros Rai durante il suo recente viaggio in Francia a proposito della situazione in Siria; e in particolare sul timore che in caso di caduta del regime attuale il potere possa cadere nelle mani di movimenti estremisti, con pericolo per la sopravvivenza della comunità cristiana. La riunione è durata tre ore, e ha toccato anche il tema del disarmo del movimento libanese Hezbollah.
Il comunicato finale afferma che “la presenza dei cristiani in Medio oriente è una presenza storica ed autentica, e il loro ruolo nelle differenti nazioni è fondamentale e necessario”. Il comunicato sottolinea una necessità: “Bisogna proteggere i movimenti di emancipazione che ci sono adesso nel mondo arabo da ogni deriva che li snaturerebbe e potrebbe suscitare inquietudini. E’ necessario restare attaccati alla natura civile dello Stato, basata sulla cittadinanza”. Infine il comunicato afferma che “tutte le ingerenze esterne negli affari interni dei Paesi della regione devono essere vietate, così come ogni genere di oppressione e violenza”.
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