Vaticano su Aids: "castità e fedeltà, vie per sconfiggere il virus mortale"
Città del Vaticano (AsiaNews) L'Aids come "patologia dello spirito" che va combattuta "in modo responsabile attraverso la prevenzione" e "l'educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità". Lo afferma il card. Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, nel suo Messaggio in occasione della Giornata mondiale dell'Aids, celebrata oggi per iniziativa dell'Onu.
Il responsabile vaticano, ricordando la particolare sottolineatura dell'evento di quest'anno - le donne colpite dall'Aids - afferma che "la Chiesa da sempre difende con particolare vigore la donna e la sua grandissima dignità e lotta per combattere le discriminazioni che permangono in gran parte della nostra società". In particolare, secondo il cardinale, "l'impatto dell'Aids sulle donne aggrava l'ineguaglianza ed impedisce il progresso dei diritti. Più l'infenzione progredisce fra le donne definite da Barragán "pilastro delle famiglie e delle comunità" - più aumenta il rischio del crollo sociale".
Il messaggio del card. Barragán ripropone l'insegnamento del papa sul "dramma dell'Aids", definito da Giovanni Paolo II "una patologia dello spirito" nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato del 2005. In esso il papa si rifà a quanto affermato dai vescovi africani durante il Sinodo africano del 1994, ricordando che alla diffusione del virus contribuiscono "comportamenti sessuali irresponsabili". Di contro, la proposta dell'amore cristiano risalta per essere oltremodo efficace anche nella lotta contro l'Aids: "L'affetto, la gioia, la felicità e la pace procurati dal matrimonio cristiano e dalla fedeltà, così come la sicurezza data dalla castità" avevano sottolineato i vescovi africani "devono essere continuamente presentati ai fedeli, soprattutto ai giovani".
Barragán ricorda che la "la Chiesa cattolica ha sempre dato il suo contributo "sia nel prevenire la trasmissione del virus che nell'assistere i malati e le loro famiglie sul piano medico-assistenziale, sociale, spirituale e pastorale". Tale cura è dimostrata, secondo il cardinale, da un dato: il 26,7% dei centri per la cura dell'Aids presenti nel mondo sono cattolici.
In conclusione l'esponente vaticano rimarca alcune priorità per debellare il morbo: "Chiedere ai paesi industrializzati che, evitando ogni forma di colonialismo, aiutino i paesi che hanno bisogno nella campagna contro l'Aids"; "diminuire al massimo il prezzo dei medicinali antiretrovirali necessario per curare i malati di Aids"; "intensificare le campagne di informazione per evitare la trasmissione materno-infantile del virus". (LF)