Vanni, una nuova campagna (culturale) contro i tamil
Colombo (AsiaNews) – Le province settentrionali dello Sri Lanka “stanno subendo un nuovo tipo di attacco. Ma questa volta non è militare, bensì culturale e religioso: siamo davanti a una “cingalesizzazione” della zona”. Lo spiega ad AsiaNews Rukshan Fernando, attivista per i diritti umani e direttore del Fondo Legge e Società, che ha da poco visitato le province di Vanni e Kilinochchi.
Nella zona, spiega, “un primo esempio, che sembra banale ma non lo è, viene dai cartelli stradali: è sparita la lingua tamil, e tutto è scritto in cingalese. I militari dicono che i termini tamil sono troppo lunghi e complicati, e con questo chiudono il discorso. Rimangono attivi i cartelli con i nomi delle località, scritti in tutte e due le lingue: ma il primo è in cingalese, il secondo in tamil e poi ci sono i vecchi nomi cingalesi della zona. Un sacerdote tamil mi ha spiegato che si tratta di un modo per dimostrare che quelle terre erano cingalesi”.
Ma il tentativo di cambiare la storia e la società locale “passa anche dalla religione. Nella città di Killinochi, ad esempio, un largo arco reca la scritta “Possa il buddismo brillare”. Ma nella zona, la maggioranza della popolazione è indù o cristiana. A questo va aggiunto che i templi buddisti sono ricostruiti e pulitissimi, mentre i luoghi di culto delle altre religioni non ricevono il permesso per fare lo stesso. E la differenza si vede molto, anche perché sono i soldati a fare i lavori per i luoghi buddisti”.
L’ultimo segnale di questa campagna “viene dai monumenti. I soldati hanno costruito diversi tipi di monumenti per celebrare la vittoria del governo e dell’esercito sulle Tigri tamil, ma per la popolazione locale questi simbolizzano la dominazione. Anche perché nessuno ha permesso di costruire niente in memoria delle vittime della guerra di etnia tamil”.