Uzbekistan, libertà religiosa negata anche in carcere
Tashkent (AsiaNews) - I parenti di alcuni prigionieri di coscienza musulmani hanno rivelato a Forum 18 che nelle carceri dell'Uzbekistan non è possibile pregare. Secondo le fonti, che sono rimaste anonime per timore di possibili ritorsioni, "i detenuti non possono professare il proprio credo o leggere il Corano".
Mukhammadakmal Shakirov, responsabile del Dipartimento statale per il controllo della fede islamica, ha negato il problema, dichiarando che "nelle carceri del Paese, ogni detenuto è libero di pregare o leggere volumi religiosi". Numerose testimonianze, da gruppi confessionali differenti, riportano però come anche nelle prigioni uzbeke la libertà religiosa sia sottoposta a ferreo controllo.
Lo scorso aprile, Andrei Serin, della Chiesa battista di Tashkent, ha dichiarato che "a un detenuto membro della comunità è stata sequestrata la propria Bibbia".
L'88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l'8%. Nel Paese, la libertà confessionale è soggetta a forte limitazione da parte del governo. Il rapporto annuale della Commissione statunitense per la libertà religiosa, pubblicato lo scorso 30 aprile, alla voce "Paesi oggetto di particolare attenzione" ha stilato una lista di 15 governi tra i quali quello di Tashkent.