Una politica di spesa “panem et circenses”
New Delhi (AsiaNews) – Il bilancio di spesa pubblica dell’India per il 2008-2009 è “populista” e del tipo “panem et circenses” (pane e spettacoli), pensato soprattutto in vista delle elezioni politiche nazionali del maggio 2009. Padre S Nithiya, segretario esecutivo della Commissione nazionale giustizia, pace e sviluppo della Conferenza episcopale indiana, commenta per AsiaNews la previsione di spesa statale, presentata il 29 febbraio dal ministro alle Finanze P. Chidambaram.
Un bilancio che prevede qualche beneficio per ogni settore della società, dai piccoli agricoltori alla classe media a commercianti e industriali. Tra l’altro, prevede misure di controllo dei prezzi alimentari e dell’inflazione e investimenti per infrastrutture rurali e autostrade. Saranno cancellati i debiti contratti dai piccoli agricoltori (chi ha meno di due ettari di terra) entro il 31 marzo 2007, per un impegno di 600 miliardi di rupie (15 miliardi di dollari). “Una spesa di 600 miliardi di rupie [per pagare questi debiti] è una scelta populista – dice padre Nathiya - ma non è spiegato chi sopporterà questo fardello, se si pensa che le tasse non hanno avuto grandi aumenti per il prossimo anno, in vista delle elezioni generali. Per raccogliere questo denaro, ci potrà solo essere un forte aumento delle tasse nel futuro. Le immediate e maggiori beneficiate sono le banche finanziatrici”, che recupereranno subito il denaro.
Per aiutare davvero i contadini occorre invece intervenire sulle cause che li riducono in miseria, quali l’alto prezzo dei fertilizzanti e la mancanza di acqua potabile e per irrigazione. “Parlare dei prestiti – prosegue il sacerdote - serve solo per spostare la responsabilità della tremenda situazione dei contadini e per evitare la difficile questione del perché tanti di loro si siano spinti al suicidio. Questa scelta mi sembra molto simile al metodo ‘panem et circenses’ con il quali gli antichi romani tenevano occupata la popolazione per distrarla dalla dura realtà quotidiana”.
“Nel lungo termine non è previsto alcun effettivo aiuto per i contadini, solo l’immediata eliminazione di questi debiti, con le elezioni in vista”. Ma qualche dono “non riuscirà a impedire tanti nuovi suicidi nel prossimo futuro”. “Le riforme economiche hanno esposto i contadini indiani alla competizione globale e hanno dato loro accesso alla promettente e costosa biotecnologia, ma non hanno anche portato migliori prezzi per i prodotti, migliori finanziamenti, irrigazione o assicurazione contro animali nocivi e maltempo”: obiettivi che deve conseguire un’effettiva politica per lo sviluppo dei rurali.
I contadini scontano anche le conseguenze di una politica che ha favorito le grandi ditte industriali ma anche causato un grave inquinamento, specie dei fiumi. “Ora in molte zone agricole non c’è acqua potabile e anche i pozzi sono secchi” e “sempre più i poveri muoiono di fame”. “La globalizzazione, le politiche dell’Organizzazione mondiale del commercio e la negligenza nazionale hanno avuto un effetto devastante sui contadini”, che hanno solo la loro terra per sostenere le proprie famiglie. “E’ anche necessario aumentare l’assistenza sanitaria per i poveri e i rurali, ma ora in molte zone agricole mancano persino i centri sanitari e non è raro che il malato muoia prima di arrivare in ospedale”.
“La Chiesa cattolica indiana ritiene questo budget non pensato per la popolazione povera e rurale. Eliminare i debiti non è la soluzione, occorre creare infrastrutture che permettano ai rurali di vivere una vita dignitosa con orgoglio e dignità”.