Una nuova Rivoluzione culturale: la guerra della Cina contro le pubblicazioni di Hong Kong
Hong Kong (AsiaNews) - Le autorità della Cina popolare hanno arrestato Yao Wentian, l'editore della Morning Bell Press di Hong Kong, con l'evidente intenzione di bloccare la pubblicazione del libro Chinese Godfather: Xi Jinping ("Xi Jinping: il 'padrino' cinese").
Tutti i giornalisti, direttori ed editori hanno colto il messaggio: vi sono certe parole che non piacciono alle autorità della Cina e se le usi, anche tu potresti soffrirne le conseguenze.
Ad ogni modo, supponiamo di "comportarci bene", di autocensurarci e pubblicare solo quello che pensiamo le autorità cinesi approvano. Questo li calmerà? Permetteranno alle pubblicazioni di Hong Kong di entrare in Cina, facendole accedere a quell'enorme mercato?
La risposta è senz'altro: "No!".
Uno dei motivi è che i media di Hong Kong (bollati come "media stranieri") sono divenuti fra i sospettati più ricorrenti, da cancellare e criticare tutte le volte che c'è bisogno. Le autorità cinesi non hanno mai riconosciuto che le manifestazioni pubbliche hanno radice nella politica interna, nei problemi sociali ed economici, o che sorgono in modo diretto dalla politica del governo. Dalle proteste tibetane col darsi fuoco, fino alle dimostrazioni contro la costruzione di un inceneritore nel Guangdong, i "media stranieri" sono stati accusati di giocare un ruolo di "istigatori". [Sono] un facile obbiettivo; non solo utile, ma necessario.
In effetti, nella sua storia, il Partito comunista cinese ha una lunga lista di nemici immaginare da combattere. Durante i 27 anni del regno di Mao Zedong, il Partito ha cercato di scoprire e distruggere la "classe borghese", priorità prima nello Stato leninista, spesso dall'interno dei propri ranghi.
Le vecchie abitudini sono dure a morire. L'impulso istituzionale a scoprire e distruggere i nemici continua ancora oggi. Lo scorso anno, il ministero della propaganda del Partito ha deciso di scegliere le pubblicazioni di Hong Kong come uno dei suoi massimi nemici.
Nel marzo scorso esso ha pubblicato una "azione speciale" a livello nazionale per ispezionare e bloccare "le pubblicazioni di Hong Kong politicamente dannose". Una di queste direttive di mobilitazione dice: "Hong Kong è divenuta la fonte maggiore di pubblicazioni dannose dal punto di vista politico; lì sono radunati un gran numero di media reazionari fondati da organizzazioni ostili e da individui, molti sostenuti o finanziati dagli Stati Uniti e [altri] Paesi occidentali...".
Lo scorso anno, a livello locale, da parte del solo "Ufficio contro la pornografia e le pubblicazioni illegali", sono state diffuse almeno 12 liste di pubblicazioni. Secondo un rapporto dell'ufficio di Sanya (Hainan), a questo compito è stata data la massima priorità. Risultato: l'ufficio ha ispezionato e confiscato 689 libri dannosi politicamente, più un caso di pornografia e due riguardanti la pirateria (Fa niente che in Cina ci sia una pirateria rampante!).
In più, i gruppi di turisti cinesi che arrivano ad Hong Kong vengono avvisati delle punizioni che pendono su tutti quelli che acquistano pubblicazioni di Hong Kong. In tutte le dogane e i porti di entrata della Cina si confiscano larghe quantità di libri. Nonostante ciò, la lista dei libri banditi è considerata un segreto di Stato. Una volta, un noto accademico ha perfino citato in giudizio la dogana, ma [anche in quel caso] le autorità si sono rifiutate di mostrare a lui la lista.
I viaggiatori sono dunque tenuti all'oscuro di ciò che è permesso e di ciò che non lo è; ma anche le guardie alla dogana non conoscono molto della lista ufficiale. In tal modo essi agiscono basandosi su una vaga assunzione che tutto quel che riguarda la storia contemporanea cinese, i valori umanistici, i temi religiosi, devono essere tutti bloccati.
Nel blocco si include così il settimanale Time, la Cambridge History of China e perfino Noam Chomsky.
A Hong Kong, lo scorso anno, la vendita di libri è crollata. Alcuni distributori stimano che la caduta è del 20% rispetto al 2012.
Le autorità cinesi gridano che il giro di vite sulle pubblicazioni straniere è "una guerra senza spari e senza fumo" (sono parole loro). In questa guerra unilaterale, l'esercito è la vasta burocrazia del Partito comunista; l'obbiettivo è l'inutilità; la vittima è ogni interesse nelle idee più permanenti dell'umanità.
E' chiaro che per un individuo colpito negli scontri a fuoco, l'esperienza può essere brutale. In battaglia, i soldati devono talvolta improvvisare per guadagnare ciò che sembra impossibile. Nel caso della Morning Bell Press, ciò che sembrava impossibile era il poter fermare una pubblicazione di Hong Kong ancora prima che venisse stampata.
La tattica improvvisata ha sfruttato un'amicizia pluridecennale: un amico di Yao gli ha chiesto di portare da Hong Kong a Shenzhen alcune vernici industriali, cosa che lui ha fatto. Ma alla dogana, il 27 ottobre dello scorso anno, Yao è stato arrestato per "contrabbando".
Yao, 73 anni, soffre di cronici disturbi al cuore. Sua moglie, ora 74enne, deve soportare la sua assenza mentre si trova davanti a una missione impossibile: far sì che suo marito venga rilasciato. Da questo punto di vista è molto difficile capire come tanta sofferenza possa essere giustificata solo a causa di un libro che non è stato nemmeno pubblicato ancora.
Nessuno si aspetta che la guerra della Cina contro le pubblicazioni di Hong Kong finisca. La verità è che i media di Hong Kong non possono farci nulla per terminarla. Lo può fare solo il Partito comunista, cambiando il suo atteggiamento verso la stampa libera.
Intanto, i media di Hong Kong devono lavorare col più alto grado di professionalità, tenere alla verità, essere fedeli alle loro idee.
* Bao Pu è editore della New Century Press di Hong Kong.