Una legge comune fra copti e musulmani per la costruzione degli edifici religiosi
L’incontro fra i leader delle comunità è avvenuto nei giorni scorsi. Rappresentanti dell’università islamica di Al- Azhar e comunità copta ortodossa premono per il riconoscimento dei luoghi di culto già in uso, costruiti anche senza permesso. Per loro, la nuova legge proposta in giugno dal governo è inadeguata e piena di lacune.
Il Cairo (AsiaNews/ Agenzie) – Presentare una proposta di legge comune fra cristiani e musulmani sulla costruzione di edifici di culto per contrastare i fumosi regolamenti imposti dal Consiglio supremo dei militari. È quanto emerge dall’incontro fra i rappresentanti della Chiesa copta ortodossa e dell’ Università islamica di Al – Azhar è avvenuto nei giorni scorsi. Secondo fonti del quotidiano egiziano AlMasry- Alyoum, la proposta di legge consentirà ai copti di regolarizzare tutti quegli edifici a tutt’oggi utilizzati come luoghi di preghiera, costruiti anche senza il permesso del governo.
Fonti del Comitato nazionale di giustizia affermano che Ahmaed al Tayyeb, grande imam di Al-Azhar, ha dato disposizioni per inserire gli emendamenti nella discussa legge sugli edifici di culto presentata in giugno dall’esercito. A tutt’oggi il disegno è in fase di approvazione, ma è da molti considerato inadeguato e ambiguo. Infatti, esso concede ai governi locali il potere di approvare o meno la costruzione di luoghi di culto, che devono essere di almeno 1000 mq e distanti più di 500 metri l’uno dall’altro. Tuttavia, le autorità locali, soprattutto nell’alto Egitto, penalizzano le comunità cristiane, e le dimensioni medie della chiese già realizzate non superano i 200 mq. In ottobre il Consiglio egiziano per i diritti umani (National Council for Human Rights - Nchr), ha realizzato una controproposta per eliminare tali limiti. Altro problema riscontrato da molti esperti è l’assoluta arbitrarietà nel concedere un terreno per la costruzione di moschee o chiese, che potrebbe causare conflitti all’interno di molti villaggi.
Nonostante le critiche, il nuovo regolamento per i luoghi di preghiera è stato presentato come il primo frutto della rivoluzione dei gelsomini e del nuovo Egitto del dopo Mubarak. Proposto il 2 giugno scorso esso nasce con l’intento di eliminare le assurde regole burocratiche, che per decenni hanno impedito ai cristiani di costruire nuove chiese, fra tutte l’obbligo di chiedere l’autorizzazione al presidente della repubblica o al primo Ministro. A tutt’oggi, i cantieri sono spesso bloccati dalle comunità musulmane, nonostante l’autorizzazione delle alte cariche dello Stato. L’ultimo caso è avvenuto lo scorso primo ottobre nella provincia di Asswan (Alto Egitto) dove centinaia di musulmani, aizzati dal governatore locale, hanno incendiato una chiesa. Il fatto è alla base delle proteste organizzate dalla comunità copta avvenute al Cairo il 9 ottobre, costate 27 morti e oltre 200 feriti.
Fonti del Comitato nazionale di giustizia affermano che Ahmaed al Tayyeb, grande imam di Al-Azhar, ha dato disposizioni per inserire gli emendamenti nella discussa legge sugli edifici di culto presentata in giugno dall’esercito. A tutt’oggi il disegno è in fase di approvazione, ma è da molti considerato inadeguato e ambiguo. Infatti, esso concede ai governi locali il potere di approvare o meno la costruzione di luoghi di culto, che devono essere di almeno 1000 mq e distanti più di 500 metri l’uno dall’altro. Tuttavia, le autorità locali, soprattutto nell’alto Egitto, penalizzano le comunità cristiane, e le dimensioni medie della chiese già realizzate non superano i 200 mq. In ottobre il Consiglio egiziano per i diritti umani (National Council for Human Rights - Nchr), ha realizzato una controproposta per eliminare tali limiti. Altro problema riscontrato da molti esperti è l’assoluta arbitrarietà nel concedere un terreno per la costruzione di moschee o chiese, che potrebbe causare conflitti all’interno di molti villaggi.
Nonostante le critiche, il nuovo regolamento per i luoghi di preghiera è stato presentato come il primo frutto della rivoluzione dei gelsomini e del nuovo Egitto del dopo Mubarak. Proposto il 2 giugno scorso esso nasce con l’intento di eliminare le assurde regole burocratiche, che per decenni hanno impedito ai cristiani di costruire nuove chiese, fra tutte l’obbligo di chiedere l’autorizzazione al presidente della repubblica o al primo Ministro. A tutt’oggi, i cantieri sono spesso bloccati dalle comunità musulmane, nonostante l’autorizzazione delle alte cariche dello Stato. L’ultimo caso è avvenuto lo scorso primo ottobre nella provincia di Asswan (Alto Egitto) dove centinaia di musulmani, aizzati dal governatore locale, hanno incendiato una chiesa. Il fatto è alla base delle proteste organizzate dalla comunità copta avvenute al Cairo il 9 ottobre, costate 27 morti e oltre 200 feriti.
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