Una ditta ammette: bambini di 12 anni al lavoro per le Olimpiadi
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Comitato organizzatore per i Giochi Olimpici di Pechino (Bocog) dice che non ha trovato prove che le quattro ditte denunciate abbiano utilizzato lavoro minorile o sfruttato gli operai per realizzare oggetti con il marchio olimpico e promette di proseguire negli accertamenti e di usare la massima severità. Ma il manager di una delle ditte ammette alla Bbc che è stata usata mano d’opera minorile. Taiwan chiede a Pechino di riprendere i colloqui per far passare la torcia olimpica nell’Isola.
Era stato PlayFair, ente che raccoglie un gruppo di sindacati,a denunciare il 10 giugno che quattro ditte del Guangdong e di Shenzhen, che producono oggetti con il marchio olimpico, impiegano bambini di 12 anni e costringono gli operai a lavorare 15 ore al giorno, per due yuan (20 centesimi di euro) l’ora --metà del salario minimo legale - in ambienti insalubri. Ieri, Chen Feng, vicedirettore del dipartimento del Bocog per la commercializzazione di questi prodotti, ha detto che “le quattro ditte negano di avere usato lavoro minorile” e che non ci sono prove contrarie. Le verifiche continuano e Chen assicura che “chi trasgredisce [le leggi] sarà punito con severità”, poiché chi lavora per i Giochi deve operare “con responsabilità sociale, con rispetto dell’ambiente e producendo prodotti di qualità garantita”, per tutelare “l’immagine e il buon nome dei Giochi”.
Ma lo stesso giorno Michael Lee, manager della Lekit – una delle quattro ditte - ha ammesso alla Bbc che una sua subappaltatrice, la Leter Stationery, ha impiegato un gruppo di bambini di 12 e 13 anni durante le vacanze scolastiche dello scorso inverno, pagandoli 20 yuan (2 euro) al giorno. La Lekit – spiega Lee – ha commissionato alla Leter Stationery di impacchettare i prodotti, ignorando che impiegasse bambini. “Non le daremo altro lavoro – aggiunge – e in futuro ci accerteremo che i sub appaltatori siano qualificati”.
Funzionari di Dongguan, che hanno compiuto indagini, spiegano che i genitori hanno portato i figli a lavorare in fabbrica per pochi yuan perché “non potevano guardarli” durante le vacanze scolastiche e che sono stati impegnati solo in “lavori leggeri”, come infilare i prodotti in buste. Analisti dicono che la fretta con cui i funzionari di Dongguan hanno pubblicato l’esito delle prime indagini, mostra come la Cina voglia evitare qualsiasi pubblicità negativa sulle Olimpiadi.
Una pubblicità negativa potrebbe venire anche dalla polemica con Taiwan per il percorso della torcia olimpica. Pechino ha proposto di farla passare per l’Isola e da lì a Hong Kong. Taipei ha chiesto che la torcia per entrare ed uscire da Taiwan passi da un Paese terzo, per rimarcare la propria indipendenza da Pechino. Ieri il Consiglio di Taiwan per gli affari della Grande Cina si è detto disponibile a proseguire i negoziati con Pechino per trovare un accordo, nello spirito di “pace e libertà proprio dei Giochi Olimpici” e a condizione che questo non porti a una “degradazione” dell’indipendenza dell’Isola. “La Cina – dice il Consiglio – ha affermato la volontà di proseguire le trattative, ma poi non lo ha fatto”.