Una delegazione vaticana è a Pechino
Guidata da mons. Claudio Celli, avrà colloqui con il governo. L'incontro avviene in un momento di particolare tensione, voluta dall'Associazione patriottica e dall'Ufficio affari religiosi.
Roma (AsiaNews) Una delegazione vaticana è a Pechino da domenica scorsa per incontrare alcune personalità del governo cinese. Gli analisti sono divisi sul valore della visita che proseguirà fino al 1° luglio e, a quanto si apprende, lo stesso Vaticano non si fa soperchie illusioni sui risultati ottenibili, pur ritenendo assolutamente necessario "tenere aperta la porta".
Secondo informazioni di AsiaNews, la delegazione della Santa Sede è composta da mons. Claudio Celli e da mons. Gianfranco Rota Graziosi, della segreteria di Stato. Mons. Celli, pur non essendo della Segreteria di Stato, è da anni un esperto dei rapporti fra Roma e Pechino e un veterano in fatto di visite a Pechino.
Notizie sulla visita erano state diffuse due settimane fa, ma si erano dimostrate false. Questa volta la notizia è confermata ad AsiaNews da fonti a Pechino, Hong Kong e Roma.
L'incontro della delegazione della Santa Sede con rappresentanti del governo cinese avviene nel mezzo di un periodo di tensione causato dalla serie di ordinazioni episcopali illecite criticate con forza dal Vaticano come "un attentato alla libertà religiosa".
Proprio nel mezzo della crisi, il governo cinese ha sempre affermato di essere "sinceramente aperto" al dialogo col Vaticano, facendo intendere che gli ostacoli al dialogo e le stesse ordinazioni illecite sono volute da quadri intermedi del governo e cioè dall'Associazione Patriottica e dall'Ufficio affari religiosi.
Nello stesso tempo Pechino ha ripetuto il ritornello delle pre-condizioni al dialogo con la Santa Sede: rottura delle relazioni con Taiwan e non intromissione negli affari interni della Cina (compresi le ordinazioni episcopali). Il Vaticano ha da anni messo in chiaro che il dialogo va iniziato senza precondizioni e se la rottura con Taiwan è comprensibile, non è accettabile l'emarginazione della Santa Sede dalle ordinazioni episcopali.
Dalla salita al soglio pontificio di Benedetto XVI è anche divenuto chiaro che il Vaticano cerca i rapporti diplomatici con Pechino in funzione di una piena libertà religiosa della Chiesa.
Fra gli osservatori si valuta in modi diversi la visita in corso della delegazione vaticana. Secondo alcuni è "un passo verso i rapporti diplomatici"; per altri è "un buon segno", ma non si aspettano molto. Il card. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, ha dichiarato alla stampa che la visita "è un gesto amichevole ma non mi attendo un progresso molto veloce nei dialoghi".
A rendere difficile il cammino vi è una lunga serie di violazioni alla libertà religiosa: decine di sacerdoti della Chiesa sotterranea sono in prigione; vescovi della Chiesa sotterranea sono scomparsi da anni. Perfino mons. Jia Zhiguo, vescovo non ufficiale di Zhengding, la cui liberazione era stata annunciata settimane fa, è in realtà ancora prigioniero e viene curato in un ospedale dell'Hebei piantonato da 6 poliziotti giorno e notte.
I problemi non sono minori per la Chiesa ufficiale, riconosciuta dal governo: fonti di AsiaNews in Cina hanno dichiarato che alcuni sacerdoti dell'Hebei, che hanno espresso contrarietà alla politica dell'Associazione Patriottica, sono stati picchiati durante una sessione politica. I seminari ufficiali a Pechino e Shanghai sono sottoposti a controlli della Pubblica Sicurezza ed a sessioni politiche per far accettare a tutti la politica religiosa del Partito.
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