Una compagnia statale per investire 200 miliardi di dollari di riserve monetarie
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ nata il 29 settembre la China Investment Corp., compagnia statale che gestirà circa 200 miliardi di dollari delle riserve monetarie statali cinesi. Anche se di proprietà e controllo statale, la ditta agirà secondo le regole del diritto commerciale, privilegiando investimenti di lungo termine “dentro un margine di rischio ragionevole”, come dicono fonti governative. Ma almeno una parte della cifra sarà destinata a dare sostegno a ditte e banche statali in difficoltà.
Presidente della nuova compagnia è Lou Jiwei, vicesegretario generale del Consiglio di Stato.
La Cina ha la maggior riserva monetaria mondiale, pari a circa 1,4 trilioni di dollari. Si ritiene che per circa il 70% sia in dollari, soprattutto bond pubblici Usa. Da tempo, tuttavia, analisti si sono chiesti come Pechino avrebbe reagito al progressivo deprezzamento del dollaro verso l’euro e altre valute, per evitare una corrispondente perdita di valore delle sue riserve.
Ora la nuova agenzia potrà diversificare e ottimizzare l’utilizzo di questi fondi, facendoli fruttare e investendo in tutti i prodotti finanziari, sia privati che di altri governi. Tre miliardi di dollari sono già stati investiti a maggio nel gruppo privato Usa Blackstone. E’ alta l’attesa di vedere che investimenti saranno scelti, considerata anche l’attuale crisi di liquidità mondiale.
Tuttavia gli esperti ritengono che gli investimenti in soggetti privati come questo “presentino un elevato rischio, per cui è improbabile che avvengano per una parte importante delle disponibilità”. I media statali cinesi indicano che saranno anzitutto usati per sostenere ditte statali. E’ previsto l’impiego di 67 miliardi per acquistare la Central Huijin Investment Co., impresa statale proprietaria di azioni in 4 delle maggiori banche cinesi, di un gruppo di riassicurazioni e di diverse compagnie finanziarie. Altri grossi importi saranno utilizzati per nuove iniezioni di capitale in ditte finanziarie, come la Banca dell’agricoltura di Cina. Gli analisti osservano che molte banche cinesi sono in difficoltà, per una politica di eccessiva larghezza nel concedere prestiti a industrie che non sempre li restituiscono.