Una cerimonia grandiosa apre a New Delhi i Giochi del Commonwealth
New Delhi (AsiaNews) – Una cerimonia grandiosa ha aperto i 19mi Giochi del Commonwealth, ieri allo Stadio Jawaharlal Nehru (Jln), nel cuore della capitale. L’India cerca di mostrare al mondo le sue capacità e di far dimenticare le molte critiche per questi Giochi. Ma un attivista per i diritti ricorda il costo per questi Giochi in materia di diritti dei lavoratori.
Il Principe Carlo d’Inghilterra ha letto il messaggio della regina Elisabetta, capo del Commonwealth, e ha dichiarato aperti i Giochi, cui partecipano 71 Paesi in 17 sport per 272 medaglie d’oro. Il presidente indiano Pratibha Patil ha pure rivolto un messaggio.
Nelle 3 ore della cerimonia si sono esibiti oltre 7mila cantanti e danzatori, in danze classiche, spettacoli ispirati alla tradizione yoga, tributi alla storia indiana antica e recente, fuochi d’artificio che hanno illuminato la notte. Migliaia di bambini hanno cantato una canzone di benvenuto. C’è stata grande commemorazione per un tributo alla memoria di Gandhi con un messaggio per la non-violenza.
I 6.700 atleti hanno sfilato per lo stadio, accompagnati da donne in tradizionali vesti indiane, mentre dal cielo un gigantesco pallone aerostatico mostrava il nome di ogni Paese. La squadra del Pakistan, tradizionale nemico dell’India, è stata accolta da un forte applauso. Una vera ovazione ha accolto Abhinav Binda, prima e unica medaglia d’oro olimpica indiana, a Pechino nel tiro al bersaglio, vestito nel tradizionale sherwani.
L’India vuole celebrare la propria crescita economica e politica e presentarsi come realtà emergente. Ma la cronaca recente si è concentrata sui gravi problemi organizzativi, con accuse di corruzione e con parte degli impianti e delle infrastrutture non pronti per tempo. Il 20 settembre un moderno ponte pedonale per lo stadio è crollato ferendo 27 persone. Lo stesso giorno il villaggio degli atleti è stato dichiarato “inabitabile” dal vicecapo dei Giochi.
Ieri il discorso trionfalistico di Suresh Kalmadi, presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi, ha provocato boati di protesta tra i circa 65mila presenti allo stadio. Ma ha ricevuto consensi quando ha annunciato che “il nostro sogno diventa vero, è infine arrivato il grande momento dell’India. L’India è pronta”.
Rimane grave il problema della sicurezza, ieri assicurata da quasi 100mila tra poliziotti e soldati schierati nell’intera città, presso il villaggio degli atleti e nell’aeroporto. La città sembrava sotto assedio, con negozi chiusi, strade deserte, gli atleti sono stati portati allo stadio con veicoli blindati. Per l’intero periodo dei Giochi le scuole sono chiuse, così ieri molti residenti hanno lasciato la capitale per un periodo di vacanze.
Altre critiche riguardano il costo dei Giochi, stimato pari a 6 miliardi di dollari, circa 60 volte più di quanto preventivato.
Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo del Comitato per la vigilanza del popolo per i diritti umani, invita a “non dimenticare il costo umano di questo spettacolo grandioso: 43 operai sono morti per costruire le strutture di questi Giochi”.
Egli ricorda ad AsiaNews quanto questa grandiosa cerimonia “costa per i poveri della nazione. E’ lo stesso della Cina che viola i diritti dei lavoratori nel nome dell’orgoglio nazionale”.
“Secondo uno studio di Child Rights and You (Cry) presso appalti edili per i giochi, l’84% degli operai generici ha ricevuto salari inferiori al minimo di 203 rupie al giorno. Inoltre una buona parte delle paghe sono state perse dai procacciatori dei contratti”.
“La Cry ha svolto accertamenti presso lo Stadio Nazionale Dhyan Chand, lo Stadio RK Khanna, lo Stadio Talkatora e lo Stadio Jln, i figli di questi operai vivevano in condizioni inumane: mangiando cibo scadente, acqua non potabile, senza assistenza sanitaria e senza scuola”.
“Non ci sono facilitazioni per l’asilo delle donne che lavorano. Cerchiamo di dare un’immagine poderosa del nostro Paese, ma i figli di questi lavoratori non vanno a scuola. Invece bighellonano l’intero giorno”, dopo avere lasciato il villaggio d’origine per seguire la famiglia venuta qui a lavorare.