Un video per la "confessione" del dissidente iraniano Jahanbegloo
Teheran (AsiaNews) E' stata registrata e mostrata in "centri culturali" la confessione di Ramin Jahanbegloo, l'intellettuale dissidente iraniano laureato alla Sorbona e ad Harvard, arrestato il 3 maggio con l'accusa di "relazioni con stranieri". Lo sostiene il giornale conservatore iraniano Resalat, che usa la notizia della "confessione" per un articolo che contesta la dichiarazione della presidenza del Consiglio dell'Unione europea, resa nota il 10 luglio, che richiama l'Iran al rispetto degli impegni presi per la tutela dei diritti umani ed esprime "particolare preoccupazione" per la sorte del dissidente. La dichiarazione europea parlava anche di "irregolarità che hanno apparentemente segnato l'arresto e la detenzione di Jahanbegloo" e sottolineava la mancanza di credibilità di "confessioni fatte in prigione senza appropriate garanzie giuridiche".
Nel film, a quanto riferisce il giornale, Jahanbegloo spiega come è stato in contatto con alcuni individui in Canada e come ha infiltrato gruppi antirivoluzionari tra gli ambasciatori europei. Resalat aggiunge che il dissidente ha anche confessato che era in missione per prendere parte ad una "rivoluzione di velluto" in Iran.
Resalat, che spesso pubblica notizie provenienti da fonti della sicurezza e che già in passato ha fornito dettagli sulle "confessioni" di altri giornalisti e intellettuali detenuti, non spiega perché interrogatori e osservazioni di un detenuto erano stati mostrati a un gruppo di persone, mentre il suo caso è ancora, secondo funzionari governativi, in una fase investigativa.
Fonti non ufficiali, citate dal quotidiano on line Rooz, sostengono che il video con la confessione di Jahanbegloo è stato mostrato a membri del Consiglio culturale della rivoluzione (che è nominato direttamente dai leader del regime) ufficio che indica le politiche culturali del Paese al suo più alto livello. Secondo le stesse fonti, il video apparentemente mostra interrogatori che strappano "confessioni" di cooperazione con l'Occidente e gli Stati Uniti da parte di una ventina di personalità culturali iraniane; alcuni sarebbero tra le più preminenti.
Subito dopo l'arresto di Jahanbegloo, il ministro per la sicurezza, Mohseni Ejhei, aveva detto in una conferenza stampa che il dissidente era legato ad una "rivoluzione di velluto" progettata per l'Iran. "Gli Stati Uniti aveva sostenuto stanno organizzando rivoluzioni morbide o 'di velluto' per alcuni Paesi, compreso l'Iran, e Jahanbegloo era parte di tale progetto". Lo studioso, secondo l ministro, aveva una "missione" a questo fine, ma era stato scoperto dai servizi di intelligence, che stavano ancora investigando su di lui e solo alla fine avrebbero deciso cosa rivelare.