03/01/2007, 00.00
SRI LANKA
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Un vescovo denuncia: era civile l'obiettivo dell'attacco dell'esercito

di Danielle Vella
Dopo il raid aereo nel distretto di Mannar, 15 morti di cui 7 bambini, le Nazioni Unite invitano ribelli e governo a “cessare le ostilità”. Nel villaggio colpito abitavano diversi cattolici; il vescovo locale scrive al presidente per informarlo "sulla verità dei fatti".
Mannar (AsiaNews) – Le Nazioni Unite esprimono “profonda preoccupazione” per la morte di almeno 15 civili ieri nel nord dello Sri Lanka in seguito ad un raid aereo dell’esercito e lanciano un forte appello “per una cessazione delle ostilità tra il governo dello Sri Lanka e le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (Ltte), e per una ripresa del processo di pace”. Il bombardamento aereo di ieri ha colpito una zona dove forte è la presenza cattolica, anche alcune delle vittime erano cristiani. Il vescovo locale della diocesi di Mannar ha subito visitato la zona e scritto al presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, per denunciare l'attacco ad un obiettivo civile.
 
In un comunicato diffuso ieri, Margareta Wahlström, assistente del Segretario generale per le questioni umanitarie, ricorda: “Gli abitanti dello Sri Lanka continuano a soffrire molto a causa di questo conflitto, e le perdite di vite sono motivo di grande preoccupazione. È imperativo che entrambe le parti in conflitto prendano le misure necessarie per adempiere ai loro obblighi rispetto alla legge internazionale e proteggere i civili in questa guerra; abbiamo visto troppo spesso non rispettare questo dovere”. L’Onu ha parlato in questi termini nonostante l’esercito, in un primo momento, avesse negato l’esistenza di vittime civili nel raid., insistendo che l’obiettivo colpito era una base navale delle Tigri.
 
Mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, si è ieri recato al villaggio colpito. A Padahuthurai ha visto la distruzione creata dalle bombe e ha condannato il governo per aver colpito un insediamento di innocenti profughi interni, uccidendo 7 bambini e ferendo gravemente 35 persone. Il vescovo ha subito scritto una lettera a Rajapakse in cui fornisce i dettagli dell’accaduto, convinto che “solo la verità accompagnata dalla giustizia possa dar vita alla vera pace”.
 
Mons. Joseph ribadisce che “l’attacco ha chiaramente colpito un obiettivo civile”, e definisce “insulto aggiunto all’ingiuria” la propaganda militare che sostiene il contrario. “Dopo aver parlato con la gente e i sacerdoti che lavorano nella zona – si legge nella missiva la presidente – e sulla base della mia personale visita, desidero comunicarLe che non vi erano rifugi delle Ltte e né si vedevano segni dei loro campi di addestramento”. A Padahuthurai vivono 35 famiglie cattoliche di pescatori, che hanno lasciato Jaffna in cerca di maggiore sicurezza. “La gente – racconta il vescovo – è poverissima vive in capanne, vi è anche una chiesetta”.
 
Il presule aveva già chiesto in passato al governo e alle Tigri di risparmiare il distretto di Mannar dagli attacchi “come segno che il nostro Paese può uscire dal sentiero mortale della guerra e della violenza”. Ma nonostante varie rassicurazioni da entrambe le parti e le dichiarazioni di inizio anno sul rispetto del cessate-il-fuoco del 2002, il conflitto si inasprisce. Solo l’anno scorso, quando sono riprese le ostilità, i civili uccisi sono stati 3mila.
 
 
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