06/04/2007, 00.00
CINA
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Un racket controlla la vendita del sangue nel Guangdong

La bande nutrono e proteggono i “donatori”, che danno loro una somma mensile. Vendere sangue è illegale, ma il vero problema è il controllo che non sia infetto. Una grande ditta farmaceutica è ora accusata di averne usato, senza che le autorità siano intervenute. Forse migliaia i contagiati per epatite.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un vero racket controlla la vendita del sangue nel Guangdong e “alleva” i “donatori”. Ma il sangue non controllato ha causato la diffusione dell’epatite, anche perché una primaria azienda farmaceutica ha usato sangue infetto per sintetizzare medicine. Ora sono in corso indagini, mentre i contagiati protestano contro la negligenza delle autorità di controllo.

Il quotidiano locale Information Daily riporta che ci sono 5-600 “donatori” nella zona della prefettura di Jieyang (Guangdong). Sono controllati da gruppi criminali, che in cambio di 320 yuan mensili, da 16 anni assicurano loro due sostanziosi pasti giornalieri e documenti falsi per vendere il sangue a Jieyang, Chaozhou, Shanwei, Heyuan e Meizhou. Ai capi delle bande Il traffico frutta anche 40mila yuan al mese.

La vendita del sangue è proibita, ma nel Guangdong i donatori sono insufficienti, anche per la superstizione locale che con il sangue si perda la forza vitale. Esperti dicono che nella prefettura di Jieyang i donatori coprono solo il 72,65% di 5,25 milioni di centimetri cubici di sangue usati negli ospedali nel 2006. Secondo voci, il “donatore” qui riceve 200 yuan per 400 cc di sangue e intasca l’intera somma. Nella prefettura di Heyuan il sangue costa 290 yuan, ma 170 yuan vanno ai “protettori” del donatore.

Nel Guangdong si stima che il 7-10% degli adulti sia portatore di epatite B, per cui è essenziale che il sangue venduto sia controllato. Ma il ministro della Sanità e l’Amministrazione statale per gli Alimenti e le medicine dicono che la ditta farmaceutica Bioyee ha usato sangue “illegale” e non controllato “per produrre immunoglobulina [un farmaco tratto dal sangue e usato contro le carenze del sistema immunitario] e altri farmaci e ha causato l’epatite C nei pazienti”. La ditta è accusata di avere omesso i controlli sul sangue acquistato, falsificato i documenti di provenienza e messo in vendita farmaci nocivi. Ora le è stata ritirata la licenza di produzione ed i suoi farmaci sono stati banditi dal commercio. Ma sotto accusa sono anche le pubbliche autorità, per ritardi e sospette connivenze. Da mesi la Bioyee era accusata di fare uso di sangue infetto, ma non c’è stato alcun intervento pubblico. Solo la sera del 4 aprile la polizia ha compiuto un’operazione a Jieyang e ha arrestato 6 persone, ritenute 5 venditori di sangue e un organizzatore.

Lu Ting, ragazza di 24 anni dell’Hainan, racconta al quotidiano South China Morning Post che ha preso l’epatite C per un’iniezione di immunoglobulina in un ospedale pubblico a Pechino, ad ottobre, e che lo ha subito denunciato, senza esito. Dice che nei controlli pubblici sui farmaci c’è stata una “negligenza intollerabile” e annuncia azioni legali per ottenere il risarcimento e far punire i responsabili. Intanto invita chiunque ha avuto cure simili alle sue a fare subito l’analisi del sangue, per individuare la malattia al più presto e prevenirne l’aggravamento. Nessuno conosce l’esatto numero degli infettati, ma si teme siano molte migliaia.

Fonti locali dicono che l’Amministrazione statale del Guangdong per gli Alimenti e le medicine era stata informata sin da agosto 2006 che la Bioyee acquistava sangue illegale da un centro di Lianshan ritenuto ad alto rischio di infezione. Ma non risulta alcun provvedimento. (PB)

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