Un plebiscito per Assad nel finto referendum di Damasco
Damasco (AsiaNews) – E’ andato un po’ meglio del referendum del 2000 il voto per il presidente siriano Bachar al-Assad: secondo i dati diffusi oggi dal ministro degli interni, Bassam Abdel Majid, questa volta ha avuto il 97,62% di sì, allora ebbe il 97,29%. In entrambi i casi la domanda fatta ai votanti era se lo approvavano come presidente della Repubblica, carica nella quale, il mese scorso, era stato confermato dal Parlamento. Nel quale, per legge, la maggioranza è del suo partito, il Baath.
A votare, domenica e ieri, sono andati, secondo il ministro degli Interni, il 95,86% degli 11,19 milioni di elettori. Solo in 19.653 (1,71%) si sono espressi negativamente sulla conferma per i prossimi sette anni dell’attuale capo dello Stato. Considerando che le opposizioni – illegali, ma tollerate – avevano proposto il boicottaggio del voto, si dovrebbe desumere che tutte insieme esse rappresentano poco più del 4% dei siriani. Comunque, negli ultimi due mesi, sei oppositori e attivisti dei diritti umani sono stati arrestati e condannati ad una dozzina di anni di prigione.
Il risultato era comunque scontato, le cifre attendono un minimo di riscontro: alle recenti elezioni politiche, ad esempio, a fronte di un dato ufficiale di affluenza del 56%, le fonti diplomatiche straniere parlavano di 10-15% di votanti. Quanto alle modalità del voto, giornalisti occidentali hanno raccontato di seggi senza cabine e di voti espressi direttamente sul tavolo degli scrutatori (nella foto).
Al potere dalla morte di suo padre Hafez al Assad, nel giugno 2000, il giovane presidente, educato in Gran Bretagna, era stato accolto con molte speranze di rinnovamento, consolidate dal alcune aperture di un sistema politico nel quale da 44 anni è in vigore lo stato di emergenza.
Tutto è finito con l’arresto di 10 oppositori nell’estate del 2001.
L’attuale referendum aveva lo scopo di mostrare la compattezza del Paese in un momento particolarmente difficile per il regime. Il pericolo è rappresentato dalla istituzione del tribunale internazionale che dovrebbe giudicare gli assassini dell’ex premier libanese Rafic Hariri. L’inchiesta dell’Onu è ufficialmente arrivata ai massimi gradi dell’intelligence siriana ed a lambire la stessa famiglia di Assad ed in effetti è opinione comune che nessuno avrebbe potuto decidere un omicidio eccellente come quello di Hariri senza almeno un “via libera” del presidente siriano.
E’ un macigno che blocca anche i tentativi dell’Occidente di superare l’isolamento politico siriano.