Un onore per il patriarca Delly e per la Chiesa in Irak, sotto la persecuzione
di Paul Dakiki
Primi commenti a caldo sulla nomina cardinalizia del patriarca di Baghdad. “Un segno della paternità del papa verso il popolo irakeno”.
Beirut (AsiaNews) – “Il Santo Padre ha concesso un onore a sua Beatitudine, il patriarca Emmanuel Delly, nominandolo cardinale. Ma è un onore per tutta la Chiesa in Iraq, così provata anche in questi giorni dalla persecuzione, l’emigrazione, i rapimenti dei sacerdoti e l’insicurezza”. Mons. Michel Kassarji, vescovo caldeo di Beirut, commenta così per AsiaNews la nomina cardinalizia del Patriarca di Baghdad, annunciata stamane da Benedetto XVI. Il card. Emmanuel Delly - primo porporato dell'Iraq - si trova in questi giorni a Beirut per un raduno con tutti i patriarchi del Medio Oriente.
Mons. Kassarji continua “È certo un privilegio per lui e per la Chiesa. Anche lui sta soffrendo come tutti i cristiani in Iraq: è stato minacciato di morte, la sua chiesa ha subito attentati, è costretto a vedere i suoi fedeli partire per l’estero, emigrando”.
“È un grande onore!” gli fa eco una suora caldea da Baghdad. “Penso – continua - che questa nomina è un modo per il papa di mostrare la sua attenzione paterna verso tutti i cristiani irakeni e la popolazione. La gente vive nella miseria, l’abbandono, l’insicurezza e la violenza. C’è proprio bisogno di testimoni e di padri che prendono a cuore il nostro destino”.
Emmanuel III Delly, 80 anni appena compiuti - lo scorso 6 ottobre - è originario di Telkaif, nell'Iraq del nord. Nel 1952 era stato ordinato sacerdote della Chiesa caldea e 10 anni dopo - il 16 dicembre 1962 - è divenuto vescovo. Nel 1967 aveva ricevuto il titolo di arcivescovo, sebbene, sotto il precedente Patriarcato, svolgesse la carica di vescovo ausiliario di Baghdad.
Nel dicembre 2003, è stato eletto Patriarca di Babilonia dei caldei, succedendo a mons. Rophael Bidawid I, morto nel luglio dello stesso anno. L’elezione di Delly a Patriarca aveva messo fine a una situazione di stallo: la scelta del nuovo Patriarca era particolarmente delicata a causa della situazione irachena, con l’occupazione militare americana e forti tensioni intestine, che peraltro si sono almeno in parte riproposte nel corso del sinodo della Chiesa caldea del giugno scorso.
La comunità caldea, di antiche origini, è sparsa in tutto il mondo dagli Stati Uniti e Canada, fino all'Iran, Libano, Egitto e Siria e conta circa 1,5 milioni di fedeli. Il loro centro rimane da millenni l'Iraq, con Baghdad quale sede del Patriarcato, dove i caldei erano circa 800mila prima del 2003. La feroce persecuzione dei cristiani in atto nel Paese del Golfo ha costretto numerose famiglie ad oltrepassare i confini e oggi in Iraq i caldei, secondo stime non ufficiali, sono poco più di 200mila.
Dopo un lungo silenzio il leader della Chiesa caldea, nel maggio scorso, ha raccolto e rilanciato con forza gli appelli di vescovi e clero iracheno, perché i responsabili fermino la “persecuzione interna ed esterna” che colpisce i cristiani in Iraq. Ai politici ha chiesto di non rimanere a guardare, ed ha usato parole dure anche contro le truppe Usa: “Dio non gradisce quello che state facendo al nostro Paese”.
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