Un miliardo di dollari per pulire la fogna del Gange
Il fiume sacro per gli indù e vitale per l’India è oggi una fogna a cielo aperto, colmo di bacilli fecali, inadatto per lavarsi e per l’agricoltura. Ora la Banca mondiale finanzierà un progetto di recupero. Ma esperti dubitano che avrà successo.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – L’India riceverà dalla Banca mondiale un miliardo di dollari per il progetto “Missione Pulisci il Gange”, per eliminare scarichi inquinanti nel fiume entro il 2020. Il fiume, sacro per gli indù e vitale per la popolazione e l’economia del Paese, è tra i più inquinati del mondo e riceve ogni giorno 12 miliardi di litri di scarichi inquinanti, da industrie e città come pure dai suoi affluenti.
Il Gange è una fondamentale risorsa di acqua potabile per l’India, un quarto degli 1,2 miliardi della popolazione vive in città e villaggi lungo il suo corso. Lungo 2.500 chilometri dal ghiacciaio Gangotri sull’Himalaya nell’Uttarakhand, attraversa Uttar Pradesh, Bihar e Bengala occidentale per entrare in Bangladesh, dove è chiamato Padma, e si unisce con il Brahmaputra per sfociare nella Baia del Bengala con il delta più ampio del mondo.
Il fiume è anche sacro per gli indù, un bagno nel Gange è ritenuto essenziale per lavar via tutti i peccati e avvicinarsi alla rigenerazione. Ogni anno migliaia di indù si fanno cremare sulla banchina per disperdere poi le ceneri nelle sue acque. Ma oggi, per gli scarichi sia civili che industriali, la via d'acqua è un bacino di batteri fecali, in lunghi tratti è una fogna a cielo aperto assai pericolosa, inadatto per usi umani e agricoli e per farci il bagno. A monte di Varanasi, città-tempio lungo il fiume visitata ogni anno da milioni di pellegrini, ci sono 60mila coliformi fecali per 100 millilitri. L’acqua che contiene oltre 50 bacilli per 100 millilitri non è potabile, oltre 500 non ci può bagnare, oltre 5mila è inadatta pure per fini agricoli. Ma a valle di Varanasi se ne trovano 1,5 milioni.
Lungo il suo corso ci sono numerosi insediamenti industriali come le concerie a Kanpur che scaricano rifiuti chimici e metalli pesanti come il cromo.
E’ inquinato anche il corso superiore, nell’Himalaya ci sono 12 piccole città che versano ogni giorno nel fiume circa 89 milioni di litri di scarichi fognari. A Haridwar, città di oltre 175mila persone, i coliformi sono più di 5.500.
I coliformi fecali causano colera, tifo, dissenteria e gastroenteriti. Gli scarichi industriali sono cancerogeni e provocano malattie a reni e fegato.
Per secoli gli indù si sono immersi nel fiume confidando nelle sue qualità purificatrici. Esami scientifici hanno confermato le sue speciali proprietà antibatteriche, per l’elevato contenuto di ossigeno nell’acqua (25 volte maggiori di qualsiasi altro fiume). Ma ora nell’alto corso del fiume ci sono dighe e le acque, passando per condotte, non prendono ossigeno e la luce del sole e perdono le facoltà purificatrici.
Dal febbraio 2009 il governo ha costituito l’Autorità Nazionale per il Bacino del Fiume Gange (Ngrba), presieduta dal premier Manmohan Singh e comprendente ministri nazionali e degli Stati interessati, per diminuire l’inquinamento e preservare il fiume, ma finora con scarsi risultati. Ora la Banca mondiale finanzierà l’operazione per un miliardo di dollari, mentre 0,5 miliardi saranno messi da New Delhi. Ma molti sono scettici: dicono che occorrerebbero somme maggiori e che già nel 1985 l’allora premier Rajiv Gandhi lanciò un’operazione simile, per un costo di 226 milioni di dollari, ma il fiume è oggi ancora più inquinato.
Il noto ambientalista G D Agarwal è scettico perché – dice – “non è possibile pulire il Gange senza determinare precise responsabilità”.
Shripad Dharmadhikary, coordinatore del centro Manthan Adhyanan Kendra che studia le questioni idriche ed energetiche osserva che gran parte dell’inquinamento proviene da centri abitati e che maggiori problemi sono “la scarsa chiarezza delle agenzie preposte alla regolazione e all’amministrazione [degli scarichi] e la mancanza della volontà politica di governi e amministratori”.
Il Gange è una fondamentale risorsa di acqua potabile per l’India, un quarto degli 1,2 miliardi della popolazione vive in città e villaggi lungo il suo corso. Lungo 2.500 chilometri dal ghiacciaio Gangotri sull’Himalaya nell’Uttarakhand, attraversa Uttar Pradesh, Bihar e Bengala occidentale per entrare in Bangladesh, dove è chiamato Padma, e si unisce con il Brahmaputra per sfociare nella Baia del Bengala con il delta più ampio del mondo.
Il fiume è anche sacro per gli indù, un bagno nel Gange è ritenuto essenziale per lavar via tutti i peccati e avvicinarsi alla rigenerazione. Ogni anno migliaia di indù si fanno cremare sulla banchina per disperdere poi le ceneri nelle sue acque. Ma oggi, per gli scarichi sia civili che industriali, la via d'acqua è un bacino di batteri fecali, in lunghi tratti è una fogna a cielo aperto assai pericolosa, inadatto per usi umani e agricoli e per farci il bagno. A monte di Varanasi, città-tempio lungo il fiume visitata ogni anno da milioni di pellegrini, ci sono 60mila coliformi fecali per 100 millilitri. L’acqua che contiene oltre 50 bacilli per 100 millilitri non è potabile, oltre 500 non ci può bagnare, oltre 5mila è inadatta pure per fini agricoli. Ma a valle di Varanasi se ne trovano 1,5 milioni.
Lungo il suo corso ci sono numerosi insediamenti industriali come le concerie a Kanpur che scaricano rifiuti chimici e metalli pesanti come il cromo.
E’ inquinato anche il corso superiore, nell’Himalaya ci sono 12 piccole città che versano ogni giorno nel fiume circa 89 milioni di litri di scarichi fognari. A Haridwar, città di oltre 175mila persone, i coliformi sono più di 5.500.
I coliformi fecali causano colera, tifo, dissenteria e gastroenteriti. Gli scarichi industriali sono cancerogeni e provocano malattie a reni e fegato.
Per secoli gli indù si sono immersi nel fiume confidando nelle sue qualità purificatrici. Esami scientifici hanno confermato le sue speciali proprietà antibatteriche, per l’elevato contenuto di ossigeno nell’acqua (25 volte maggiori di qualsiasi altro fiume). Ma ora nell’alto corso del fiume ci sono dighe e le acque, passando per condotte, non prendono ossigeno e la luce del sole e perdono le facoltà purificatrici.
Dal febbraio 2009 il governo ha costituito l’Autorità Nazionale per il Bacino del Fiume Gange (Ngrba), presieduta dal premier Manmohan Singh e comprendente ministri nazionali e degli Stati interessati, per diminuire l’inquinamento e preservare il fiume, ma finora con scarsi risultati. Ora la Banca mondiale finanzierà l’operazione per un miliardo di dollari, mentre 0,5 miliardi saranno messi da New Delhi. Ma molti sono scettici: dicono che occorrerebbero somme maggiori e che già nel 1985 l’allora premier Rajiv Gandhi lanciò un’operazione simile, per un costo di 226 milioni di dollari, ma il fiume è oggi ancora più inquinato.
Il noto ambientalista G D Agarwal è scettico perché – dice – “non è possibile pulire il Gange senza determinare precise responsabilità”.
Shripad Dharmadhikary, coordinatore del centro Manthan Adhyanan Kendra che studia le questioni idriche ed energetiche osserva che gran parte dell’inquinamento proviene da centri abitati e che maggiori problemi sono “la scarsa chiarezza delle agenzie preposte alla regolazione e all’amministrazione [degli scarichi] e la mancanza della volontà politica di governi e amministratori”.
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