Un mese dopo lo tsunami, i cristiani in prima linea negli aiuti e nel ricostruire
Roma (AsiaNews) - A un mese di distanza dal maremoto che ha colpito il sudest asiatico continuano gli aiuti alle migliaia di sfollati. Nell'opera di soccorso e di ricostruzione le piccole comunità cristiane si segnalano per l'efficienza operativa e la concreta solidarietà.
Nella diocesi di Sibolga, in Indonesia, nell'isola di Sumatra, la chiesa locale ha ricevuto aiuti da Caritas Austria e ha distribuito riso, alimenti e vestiti alla popolazione. "I soldi ricevuti finora sono sufficienti" spiega ad AsiaNews padre Barnaba Winkler, cappuccino italiano in Indonesia da 35, attuale amministratore della diocesi. Adesso la chiesa sta operando per la ricostruzione di case e strade, ma tra ostacoli e difficoltà: "Ora il problema è la corruzione che blocca i lavori" racconta il missionario, che spiega come la chiesa ha problemi a lavorare con il governo perché esso "vuole prendersi il 50% del denaro impiegato per ricostruire le case". Inoltre p. Wikler spiega che il personale ecclesiastico non vuole che gli aiuti inviati dall'estero vadano sperperati in loschi traffici: "Non vogliamo dare via il denaro affidatoci perché altrimenti non sappiamo dove andrà a finire". Il missionario italiano spiega inoltre come "i nostri aiuti vadano indistintamente a tutti": "Il governo ci chiede quanti musulmani o cristiani abbiamo aiutato. Ma proprio non lo sappiamo perché non abbiamo cifre su questo: noi diamo aiuto a chi ce lo chiede e ha bisogno, senza chiedere o sapere a quale religione appartenga".
Imponente l'azione della Caritas in India che sta operando in collaborazione con 23 ong locali per accudire 430 mila persone in 299 campi di accoglienza. Le organizzazioni cattoliche indiane hanno fornito aiuto per 122 milioni di rupie (2 milioni 100 mila di euro), dei quali 88 milioni per rifugi temporanei, 15 milioni per assistenza medica, 9 milioni in libri e uniformi scolastiche per i bambini, 3 milioni per generi di prima necessità. Ora l'opera di soccorso della Caritas si concentra sulla ricostruzione di 2 mila case.
Cristiani di diverse confessioni stanno portando il loro aiuto nelle 6 province meridionali della Thailandia afflitte dal maremoto. Al momento sono 70 i cattolici impiegati a tempo pieno nei soccorsi. Il personale ecclesiale è impegnato nell'assistenza agli orfani. "Molti religiosi - racconta padre Nathee Thiranuwat, della diocesi di Surat Thani - sono impegnati nel sostegno psicologico ai pescatori delle coste, scioccati dallo tsunami ma decisi a vivere ancora sulle coste e impegnarsi nella pesca. Decine di ong protestanti con 200 addetti sono impegnati nelle zone dello tsunami in fattiva collaborazione con le agenzie governative.
Oggi in Sri Lanka l'arcivescovo di Colombo mons. Oswald Gomis ha chiesto a tutti i sacerdoti della diocesi di offrire la messa in suffragio delle vittime del maremoto. Nel paese si osserva una giornata di preghiera e di carità in favore delle popolazioni colpite dal disastro. (LF)28/12/2004