Un incontro tra missionari e un erudito dello Scintoismo
di Pino Cazzaniga
L’amicizia fra i missionari del PIME e il prof. Mitsuhashi dura da 60 anni. Lo Shinto guarda la realtà come segno di un creatore. Il Giappone contemporaneo è segnato da questa tradizione religiosa nelle abitudini e nella cura della natura, ma la modernità, il lavoro, il secolarismo scientifico portano alla dimenticanza delle radici. La medicina del cristianesimo.
Tokyo (AsiaNews) - Per il missionario il conoscere la cultura del popolo al quale trasmette il messaggio del Vangelo e un dovere dal quale non si può esimere. Questo vale, in modo particolar per il Giappone dove la cultura è ricca. In questo contesto padre Ferruccio Brambillasca, superiore regionale dei missionari del PIME in Giappone, ha organizzato per la comunità che dirige una conferenza sullo scintoismo, invitando il professor Takeshi Mitsuhashi (1939), che per decenni è stato docente alla Kokugakuin Daigaku, la più rinomata università scintoista a Tokyo.
Lo Shinto e l’anima culturale del Giappone
Gli antropologi convengono nel ritenere che nel determinare l’indentità culturale di un popolo la religione è un elemento fondamentale. Il Giappone, ritenuto dagli stranieri paese fortemente secolarizzato, non ha una, ma tre religioni: lo scintoismo, il buddismo e il cristianesimo.
Quest’ultimo non puo’ essere indicato come religione tradizionale, essendo entrato in Giappone solo verso la meta’ del secolo XVI con la venuta del missionario gesuita Francesco Saverio. Anche il buddismo non è indigeno, perchè introdotto dall’estero; ma avendo messo le radici in Giappone fin dalla prima metà del secolo VI e avendo avuto enorme influenza nella formazione del popolo, non può non essere considerato elemento essenziale della cultura giapponese.
Durante l’era Meiji (1868-1912), Lo scintoismo è stato purtroppo ufficialmente presentato come la religione di stato, diventando di fatto elemento fondamentale dell’ideologia nazionalista. Fino al 1945 gli studiosi di religione comparata distinguevano lo “Shinto di Stato” dallo “Shinto popolare”, terminologia diventata desueta dopo la promulgazione della nuova costituzione (1947), che sancisce la separazione netta della religione dallo Stato. Nella traduzione inglese i luoghi di culto scintoisti si indicano come “santuari” (Jinja, in giapponese) per distinguerli da quelli buddisti indicati come “templi”( o-tera, in giapponese).
Lezione accademica in un contesto di famiglia
La conferenza è durata 90 minuti senza interruzione: ricco il contenuto, impegnativo il linguaggio scientifico, ma famigliare l’atmosfera. Al motivo della “familiarita” ha alluso lo stesso conferenziere all’inizio della lezione: la conoscenza, diventata poi profonda amicizia, con il missionario Allegrino Allegrini da lui incontrato negli anni ’60.
Allegrini, deceduto pochi anni fa, è stato uno dei primi missionari del PIME destinato al Giappone: lucchese, dotato di intelligenza penetrante oltre che di spirito missionario eccezionale, ha intuito che lo scintoismo era una componente genetica della psicologia giapponese, e lo ha studiato a fondo frequentando l’università scintoista di Tokyo, dove si è laureato. E’ probabile che il primo incontro con il professore sia avvenuto in questo ambiente. Proprio 40 anni fa il prete cattolico Allegrini ha partecipato alla celebrazione del matrimonio del kannushi scintoista Mitsuhashi.
Il titolo della conferenza proposto da Brambillasca era: “Come la società giapponese di oggi è vista nel contesto dello Shinto”. Nel titolo era implicito la motivazione della richiesta della lezione: un aiuto ai missionari per l’inculturazione del modo di evangelizzare nel contesto della cultura giapponese. Il professore, pur dicendo in apertura che si trattava di un tema assai difficile, lo ha svolto magistralmente articolandolo in due parti: presentazione e spiegazione della terminologia dello Shinto come premessa per un giudizio sulla societa’ giapponese di oggi.
Lo Shinto presentato come “la via degli dei”
Per il professore giapponese, il fatto di parlare a un uditorio di preti cattolici europei non ha presentato difficoltà psicologiche: dopo la laurea egli è stato in Portogallo dove ha approfondito i suoi studi all’universita’ cattolica di Coimbra, e poi perchè conosce bene la storia del cattolicesimo in Giappone nei secoli XVI e XVII.
La parola “Shinto” non è sostantivo, ha detto, ma aggettivo; inoltre non è giapponese, ma cinese. Una precisazione che ha meravigliato gli ascoltatori. In tutta la letteratura nelle lingue europee la parola “Shinto” e’ sostantivo. L’americano Edwin Reischauer, uno dei piu’ rinomati studiosi del Giappone (ora defunto), scrive: “Lo Shinto, la piu’ distintiva delle religioni giapponesi, anticamente era incentrata attorno al culto animistico dei fenomeni naturali – il sole, le montagne, gli alberi, l’acqua, le roccie, e tutto il processo di fertilità”. In questa, come in altre definizioni scritte da e per gli occidentali, si applica allo scintoismo il concetto occidentale, anzi cristiano di Dio. In tale contesto gli scintoisti sarebbero, almeno implicitamente, considerati idolatri.
Mitsuhashi respinge questa equiparazione. Il termine Shinto e’ stato coniato dai missionari gesuiti (spagnoli o portoghesi) che, tuttavia, sono benemeriti per aver fatto conoscere in occidente la cultura, la storia e la società del Giappone. É vero che nello scintoismo la natura e’ oggetto di culto ma lo è perchè tutte le cose della natura sono ritenute create da una realtà suprema e inconoscibile, sottolinea Mitsuhashi.
Ponendosi in una prospettiva giapponese, per indicare sinteticamente la religione primitiva del Giappone, egli ha usato l’espressione kami no michi o kannagara no michi “La via degli dei” (Way of the Gods), come è abitualmente tradotta nella letteratura delle lingue occidentali. Ma e’ una traduzione facile ad essere fraintesa. Il fraintendimento dipende dal fatto che la parola kami e’ stata tradotta in inglese con la parola “god” o “spirit”. Secondo l’inglese George Sansom (1883-1965), eminente studioso della storia del Giappone pre-moderno, “ questa parola in giapponese significa “piu’ alto” o”superiore”; per i giapponesi una cosa o una persona è chiamata kami se e’ sentita in possesso di qualche qualità o potere superiore” .
L’influsso dello Scintoismo sul Giappone moderno
La pulizia e il rispetto della natura sono due caratteristiche della societa’ giapponese che suscitano ammirazione nello straniero che vive a lungo in questo Paese. In una citta’ di 12 milioni di abitanti qual è Tokyo, è raro trovare un pezzo di carta o un mozzicone di sigaretta sui marciapiedi o sulle strade. I bagni pubblici e gli onsen (terme naturali o artificiali) si trovano dovunque. Nessuno dei milioni di impiegati o operai, che nel tardo pomeriggio ritorna a casa dopo una giornata di lavoro, si mette a tavola senza prima essersi fatto il bagno negli o-furo ( bagno) di casa o pubblici.
I vestiti che indossano possono essere anche modesti, ma sono sempre puliti. Se si incontrano nelle stazioni o nelle piazze degli uomini con vestiti sporchi, si può essere certi che si tratta di barboni ( di solito anziani), diventati tali per qualche tracollo psicologico. Il panorama che si presenta guardando dalla finestra di un qualsiasi grattacielo di Tokyo a prima vista è deprimente: una massa di edifici in cemento armato. Ma se si ha la pazienza di guardare con maggiore attenzione si notano qua e là chiazze di verde: sono i giardini pubblici dove domina la natura.
Ascoltando la lezione di Mistuhashi si è compreso maggiormente la ragione di questa invidiabile qualità del popolo giapponese. Il valore supremo dello scintoismo è la natura (shizen) e il suo principio morale è quello di rispettarla e coltivarla. Usando il linguaggio della mitologia, il professore ha detto che la dea Amaterasu-o-mikami, la suprema divinità nello scintoismo, ha insegnato ai giapponesi a “coltivare la natura”, soprattutto in relazione alla coltivazione del riso. Nel contesto della psicologia scintoista i mesi principali dell’anno sono maggio e settembre, perche’ maggio è il mese in cui si trapianta il riso e settembre quello del raccolto.
L’atteggiamento del Giappone di oggi verso lo shintoismo
Toccando quest’ultimo tema l’atteggiamento del professore si è fatto mesto e la parola usata per sintetizzare la sua convinzione è “dimenticare”. Molti giapponesi, oggi, al timor di Dio hanno sostituito il timore dello shachoo, del direttore della ditta; la “shizen” (natura), prima considerata come realtà sacra e temuta, oggi è semplice oggetto di analisi scientifica. Per indicare una calamità naturale si usava il termine Tensai, una parola composta di due ideogrammi, il primo dei quali significa Cielo (Dio), il secondo calamità; nella percezione il termine aveva un significato morale: il Tensai era considerato una punizione del Cielo per una colpa dell’uomo.
Anticamente si rifletteva sulla responsabilità dell’uomo, oggi semplicemente si dimentica. Avvenimenti tragici come i bombardamenti nucleari su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) o il devastante tsunami che si è abbattuto contro la centrale nucleare di Fukushima (11 marzo 2012) si sono presto dimenticati. Il “dimenticare”, sottolinea Mitsuhashi, è segno di irresponsabilità.
Per guarire dalla grave malattia del “dimenticare” il messaggio della Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, offrono una medicina assai efficace. I cristiani non lo devono dimenticare.
Lo Shinto e l’anima culturale del Giappone
Gli antropologi convengono nel ritenere che nel determinare l’indentità culturale di un popolo la religione è un elemento fondamentale. Il Giappone, ritenuto dagli stranieri paese fortemente secolarizzato, non ha una, ma tre religioni: lo scintoismo, il buddismo e il cristianesimo.
Quest’ultimo non puo’ essere indicato come religione tradizionale, essendo entrato in Giappone solo verso la meta’ del secolo XVI con la venuta del missionario gesuita Francesco Saverio. Anche il buddismo non è indigeno, perchè introdotto dall’estero; ma avendo messo le radici in Giappone fin dalla prima metà del secolo VI e avendo avuto enorme influenza nella formazione del popolo, non può non essere considerato elemento essenziale della cultura giapponese.
Durante l’era Meiji (1868-1912), Lo scintoismo è stato purtroppo ufficialmente presentato come la religione di stato, diventando di fatto elemento fondamentale dell’ideologia nazionalista. Fino al 1945 gli studiosi di religione comparata distinguevano lo “Shinto di Stato” dallo “Shinto popolare”, terminologia diventata desueta dopo la promulgazione della nuova costituzione (1947), che sancisce la separazione netta della religione dallo Stato. Nella traduzione inglese i luoghi di culto scintoisti si indicano come “santuari” (Jinja, in giapponese) per distinguerli da quelli buddisti indicati come “templi”( o-tera, in giapponese).
Lezione accademica in un contesto di famiglia
La conferenza è durata 90 minuti senza interruzione: ricco il contenuto, impegnativo il linguaggio scientifico, ma famigliare l’atmosfera. Al motivo della “familiarita” ha alluso lo stesso conferenziere all’inizio della lezione: la conoscenza, diventata poi profonda amicizia, con il missionario Allegrino Allegrini da lui incontrato negli anni ’60.
Allegrini, deceduto pochi anni fa, è stato uno dei primi missionari del PIME destinato al Giappone: lucchese, dotato di intelligenza penetrante oltre che di spirito missionario eccezionale, ha intuito che lo scintoismo era una componente genetica della psicologia giapponese, e lo ha studiato a fondo frequentando l’università scintoista di Tokyo, dove si è laureato. E’ probabile che il primo incontro con il professore sia avvenuto in questo ambiente. Proprio 40 anni fa il prete cattolico Allegrini ha partecipato alla celebrazione del matrimonio del kannushi scintoista Mitsuhashi.
Il titolo della conferenza proposto da Brambillasca era: “Come la società giapponese di oggi è vista nel contesto dello Shinto”. Nel titolo era implicito la motivazione della richiesta della lezione: un aiuto ai missionari per l’inculturazione del modo di evangelizzare nel contesto della cultura giapponese. Il professore, pur dicendo in apertura che si trattava di un tema assai difficile, lo ha svolto magistralmente articolandolo in due parti: presentazione e spiegazione della terminologia dello Shinto come premessa per un giudizio sulla societa’ giapponese di oggi.
Lo Shinto presentato come “la via degli dei”
Per il professore giapponese, il fatto di parlare a un uditorio di preti cattolici europei non ha presentato difficoltà psicologiche: dopo la laurea egli è stato in Portogallo dove ha approfondito i suoi studi all’universita’ cattolica di Coimbra, e poi perchè conosce bene la storia del cattolicesimo in Giappone nei secoli XVI e XVII.
La parola “Shinto” non è sostantivo, ha detto, ma aggettivo; inoltre non è giapponese, ma cinese. Una precisazione che ha meravigliato gli ascoltatori. In tutta la letteratura nelle lingue europee la parola “Shinto” e’ sostantivo. L’americano Edwin Reischauer, uno dei piu’ rinomati studiosi del Giappone (ora defunto), scrive: “Lo Shinto, la piu’ distintiva delle religioni giapponesi, anticamente era incentrata attorno al culto animistico dei fenomeni naturali – il sole, le montagne, gli alberi, l’acqua, le roccie, e tutto il processo di fertilità”. In questa, come in altre definizioni scritte da e per gli occidentali, si applica allo scintoismo il concetto occidentale, anzi cristiano di Dio. In tale contesto gli scintoisti sarebbero, almeno implicitamente, considerati idolatri.
Mitsuhashi respinge questa equiparazione. Il termine Shinto e’ stato coniato dai missionari gesuiti (spagnoli o portoghesi) che, tuttavia, sono benemeriti per aver fatto conoscere in occidente la cultura, la storia e la società del Giappone. É vero che nello scintoismo la natura e’ oggetto di culto ma lo è perchè tutte le cose della natura sono ritenute create da una realtà suprema e inconoscibile, sottolinea Mitsuhashi.
Ponendosi in una prospettiva giapponese, per indicare sinteticamente la religione primitiva del Giappone, egli ha usato l’espressione kami no michi o kannagara no michi “La via degli dei” (Way of the Gods), come è abitualmente tradotta nella letteratura delle lingue occidentali. Ma e’ una traduzione facile ad essere fraintesa. Il fraintendimento dipende dal fatto che la parola kami e’ stata tradotta in inglese con la parola “god” o “spirit”. Secondo l’inglese George Sansom (1883-1965), eminente studioso della storia del Giappone pre-moderno, “ questa parola in giapponese significa “piu’ alto” o”superiore”; per i giapponesi una cosa o una persona è chiamata kami se e’ sentita in possesso di qualche qualità o potere superiore” .
L’influsso dello Scintoismo sul Giappone moderno
La pulizia e il rispetto della natura sono due caratteristiche della societa’ giapponese che suscitano ammirazione nello straniero che vive a lungo in questo Paese. In una citta’ di 12 milioni di abitanti qual è Tokyo, è raro trovare un pezzo di carta o un mozzicone di sigaretta sui marciapiedi o sulle strade. I bagni pubblici e gli onsen (terme naturali o artificiali) si trovano dovunque. Nessuno dei milioni di impiegati o operai, che nel tardo pomeriggio ritorna a casa dopo una giornata di lavoro, si mette a tavola senza prima essersi fatto il bagno negli o-furo ( bagno) di casa o pubblici.
I vestiti che indossano possono essere anche modesti, ma sono sempre puliti. Se si incontrano nelle stazioni o nelle piazze degli uomini con vestiti sporchi, si può essere certi che si tratta di barboni ( di solito anziani), diventati tali per qualche tracollo psicologico. Il panorama che si presenta guardando dalla finestra di un qualsiasi grattacielo di Tokyo a prima vista è deprimente: una massa di edifici in cemento armato. Ma se si ha la pazienza di guardare con maggiore attenzione si notano qua e là chiazze di verde: sono i giardini pubblici dove domina la natura.
Ascoltando la lezione di Mistuhashi si è compreso maggiormente la ragione di questa invidiabile qualità del popolo giapponese. Il valore supremo dello scintoismo è la natura (shizen) e il suo principio morale è quello di rispettarla e coltivarla. Usando il linguaggio della mitologia, il professore ha detto che la dea Amaterasu-o-mikami, la suprema divinità nello scintoismo, ha insegnato ai giapponesi a “coltivare la natura”, soprattutto in relazione alla coltivazione del riso. Nel contesto della psicologia scintoista i mesi principali dell’anno sono maggio e settembre, perche’ maggio è il mese in cui si trapianta il riso e settembre quello del raccolto.
L’atteggiamento del Giappone di oggi verso lo shintoismo
Toccando quest’ultimo tema l’atteggiamento del professore si è fatto mesto e la parola usata per sintetizzare la sua convinzione è “dimenticare”. Molti giapponesi, oggi, al timor di Dio hanno sostituito il timore dello shachoo, del direttore della ditta; la “shizen” (natura), prima considerata come realtà sacra e temuta, oggi è semplice oggetto di analisi scientifica. Per indicare una calamità naturale si usava il termine Tensai, una parola composta di due ideogrammi, il primo dei quali significa Cielo (Dio), il secondo calamità; nella percezione il termine aveva un significato morale: il Tensai era considerato una punizione del Cielo per una colpa dell’uomo.
Anticamente si rifletteva sulla responsabilità dell’uomo, oggi semplicemente si dimentica. Avvenimenti tragici come i bombardamenti nucleari su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) o il devastante tsunami che si è abbattuto contro la centrale nucleare di Fukushima (11 marzo 2012) si sono presto dimenticati. Il “dimenticare”, sottolinea Mitsuhashi, è segno di irresponsabilità.
Per guarire dalla grave malattia del “dimenticare” il messaggio della Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, offrono una medicina assai efficace. I cristiani non lo devono dimenticare.
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