Un generale cinese va in Giappone (ma vuole visitare le Diaoyu)
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il vice presidente della Commissione militare centrale della Cina, generale Guo Boxiong, sarà in Giappone il prossimo mese nonostante aumenti la tensione fra i due Paesi per il controllo delle isole Diaoyu (Senkaku in giapponese), piccolo ma ricco arcipelago del Mar cinese orientale.
La visita, dicono alcuni esperti, tende proprio a mitigare le tensioni dell'area. Ma altre fonti anonime parlano di una visita che il generale Guo vorrebbe compiere proprio sull'arcipelago subito dopo aver lasciato Tokyo. Nonostante molti studiosi consiglino a Pechino "prudenza" sull'argomento, il regime cinese non intende cedere.
In ogni caso, la visita del generale è per adesso considerata un buon segno. Secondo la Kyodo News, il viaggio del 12 aprile prevede l'incontro del generale Guo con il ministro della Difesa nipponico Naoki Tanaka e con il primo ministro, Yoshihiko Noda. Il militare è il primo di alto livello a recarsi in Giappone dal 2009.
Tuttavia, molti esperti sottolineano che nessun membro del Politburo cinese sarà presente il 9 aprile alla commemorazione del 40mo anniversario della normalizzazione dei rapporti sino-giapponese che si terrà a Tokyo. E il meeting per il dialogo economico bilaterale fra Cina e Giappone sarà spostato da aprile a giugno.
Da anni i due Paesi si contendono il dominio del piccolo arcipelago, che è ritenuto ricco di energia e le cui acque sono pescose. Nel 2008 c'era stata un'intesa per lo sfruttamento congiunto di alcuni giacimenti di gas, ma non ci sono stati progressi e la situazione è anzi giunta, nel 2010, a un duro confronto con ripetuti incidenti anche gravi, con le motovedette delle due parti impegnate a interdire l'accesso a pescherecci e altre imbarcazioni.
Ma nella partita non ci sono soltanto loro: il Vietnam e la Corea del Sud, infatti, hanno più volte sostenuto di fatto i pescherecci che si sono spinti fino a quella zona del Mar Cinese orientale, scatenando le proteste (a corrente alternata) di Pechino e Tokyo per "l'intrusione in affari interni".