24/03/2025, 12.04
PAKISTAN
Invia ad un amico

Un 'business della blasfemia' in Pakistan. E a Lahore aggredito un 22enne cristiano

di Shafique Khokhar

Shahbaz - nome di fantasia - è stato accoltellato dal suo supervisore dopo aver rifiutato di convertirsi all'Islam. Accusato falsamente per aver gettato pagine del Corano nella spazzatura. P. Lazar Aslam ad AsiaNews: "Tendenza preoccupante". Un'inchiesta del giornalista Ahmed Noorani rivela un sistema basato su false accuse che coivolge avvocati, funzionari e giudici. Gli attivisti chiedono giustizia e protezione per le vittime.

Lahore (AsiaNews) - Un altro giovane cristiano in Pakistan è stato aggredito a seguito di una falsa accusa di blasfemia. Attualmente è in cura presso un ospedale governativo di Lahore. Il 22enne Shahbaz - nome di fantasia - due giorni fa è stato brutalmente aggredito dal suo supervisore musulmano alla Subhan Paper Mills, una società privata. Il motivo di questo atto efferato è stato il rifiuto del giovane di convertirsi all'Islam. Per tutta risposta, il supervisore ha attaccato Shahbaz con una lama, tentando di ucciderlo, accusandolo di aver gettato pagine del Corano nella spazzatura.

L’aggressore è al momento in stato di arresto. Le gravi lesioni inflitte a Shahbaz hanno causato anche una recisione dell’aorta. Questa ennesima aggressione sottolinea l'urgente necessità di affrontare la persecuzione religiosa - che colpisce la comunità cristiana con un uso dissennato delle leggi sulla blasfemia - e promuovere la tolleranza in Pakistan. 

P. Lazar Aslam, frate cappuccino pakistano profondamente impegnato a sostenere quanti affrontano questa forma di persecuzione, ha raccontato ad AsiaNews di aver visitato nelle scorse ore Shahbaz. "Ho pregato per la sua pronta guarigione e per il benessere di tutta la sua famiglia”, racconta. “Chiediamo umilmente alla comunità internazionale di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione delle comunità emarginate in Pakistan, assicurando che le loro voci siano ascoltate e i loro diritti protetti - ha dichiarato -. Purtroppo, le false accuse di blasfemia e le vessazioni nei confronti delle comunità minoritarie sono diventate una tendenza preoccupante. Esortiamo le istituzioni statali e gli individui responsabili ad adottare misure concrete per prevenire tali incidenti e garantire la protezione dei diritti delle minoranze”.

Intanto, un'inchiesta del noto giornalista Ahmed Noorani sull'uso improprio delle leggi sulla blasfemia ha gettato luce su un sistema di business basato sul loro utilizzo. Tre figure chiave sono state smascherate. Il giudice Chaudhry Abdul Aziz dell'Alta Corte, avvocato nel caso Rimsha Masih: ora si è dimesso adducendo “motivi personali”. Poi, l'avvocato Rao Abdul Rahim: avrebbe fatto carriera con le accuse di blasfemia. Infine, Mudassir Shah della Federal Investigation Agency (FIA), coinvolto nell'ingiusta detenzione di Abubakar, uno YouTuber torturato per tre giorni  e falsamente accusato di blasfemia.

In quest’ultimo caso, alla fine non è emersa alcuna prova concreta. Shah ha addirittura manipolato messaggi privati per costruire un’accusa. In tribunale, le uniche argomentazioni erano celebri versi poetici, che hanno portato il giudice Babar Sattar a mettere in dubbio la conoscenza dei poeti citati. Abubakar è stato infine liberato. In seguito, ha rivelato che una rete di funzionari del ministero degli Affari Esteri, avvocati e personale giudiziario gestiva un vero e proprio business della blasfemia, utilizzando persone pagate per incastrare altri via WhatsApp.

Il reportage investigativo pubblicato su Fact Focus ha smascherato questa squallida impresa, rivelando che coinvolge oltre 400 persone. Un rapporto successivo ha descritto il tragico caso di Abdullah Shah, accusato ingiustamente e poi trovato decapitato a Bani Gala. E di come anche suo padre, Aamir Shah, sia stato preso di mira e costretto al silenzio. Il rapporto di Noorani è destinato a cambiare il panorama, costringendo figure chiave a dimettersi.

Parlando con AsiaNews, Kashif Aslam, attivista per i diritti umani, ha dichiarato: “Si tratta di un problema continuo, e più volte gli attivisti hanno espresso la loro preoccupazione per l'uso improprio delle accuse di blasfemia per regolare conti personali”. Ma tali accuse sarebbero utilizzate anche per estorcere denaro. La pratica “allarmante” coinvolge funzionari di tribunale, agenzie investigative e avvocati. “Si definiscono vigilantes della blasfemia - spiega -. Sono più di 800 i casi di accuse di blasfemia dal 2021, anche contro musulmani e giovani adulti in cerca di carriera all’estero. Ma i casi mirati e pianificati, che utilizzano gli stessi schemi e le stesse accuse in diversi casi, sono preoccupanti per le minoranze religiose, che temono per il loro futuro. Il governo dovrebbe indagare a fondo su questi casi e consegnare i colpevoli alla giustizia, salvaguardando il futuro di tutto il Paese”. 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Blasfemia: proteste nel Paese contro il linciaggio di Sialkot (VIDEO)
06/12/2021 10:22
Islamabad “usa il terrorismo contro le minoranze”
22/06/2010
Giustizia e pace chiede al nuovo governo un Ministero per le minoranze
08/09/2018 08:30
Legge sulla blasfemia: 34 anni di abusi ostinati e costanti
22/02/2022 11:00
Islamabad: cristiano accusato di blasfemia rilasciato su cauzione
08/01/2022 12:08


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”