Un blog per chiedere la liberazione di p. Giancarlo Bossi
I missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere nelle Filippine hanno aperto un diario virtuale su Internet, in cui raccolgono messaggi e preghiere da tutto il mondo e raccontano dal loro punto di vista l’evolversi della situazione di p. Bossi, rapito il 10 giugno scorso a Mindanao.
Zamboanga (AsiaNews) – Ancora nessuna novità sul rapimento di p. Giancarlo Bossi, missionario del Pime rapito il 10 giugno scorso mentre si recava a celebrare messa a Payao, nelle Filippine meridionali. Nonostante i vari proclami di politici e militari filippini, non vi sono informazioni certe sul luogo in cui è tenuto il sacerdote, o chi siano i suoi rapitori.
I confratelli del missionario hanno aperto un blog, un diario virtuale su Internet, in cui raccolgono messaggi e preghiere da tutto il mondo e scrivono dal loro punto di vista l’evolversi della situazione. Riportiamo di seguito il messaggio pubblicato oggi.
Piove a Zamboanga City. Le notizie più che sollievo portano una mesta confusione. Giorni fa i militari dissero che Giancarlo poteva essere liberato in giornata, poi in 24 ore, in 48 ore ed ora in 72 ore. Giorni fa i vari incaricati di non chiari ma affidabili servizi segreti parlavano di Giancarlo tenuto ancora nella zona di Sibuguey.
Poi non era più là, ma dalle parti di Lanao del Norte (300 chilometri ad est); poi invece le notizie si distesero fino all’isola di Basilan (300 chilometri ad ovest). E’ un po’ come dire le cose a spanne. Chilometriche. La verità si perde sulla mappa.
Ieri è stato tra di noi missionari del Pime l’ambasciatore italiano Rubens Anna Fedele, venuto da Manila per andare a Payao. L’abbiamo ringraziato per quello che sta facendo. La visita sul posto, assieme a padre Gianni Sandalo e altri missionari, ha confermato l’ipotesi che i rapitori, quelli che hanno fatto lo sporco lavoro di prendere fisicamente padre Giancarlo, sono persone legate alla locale malavita, forse ingaggiate da altri che nell’ombra stanno progettando chissà cosa per sfruttare l’ostaggio.
Alle ombre probabilmente interessa poco chi e’ padre Giancarlo, come si chiamavano i suoi genitori, chi sono sua sorella, fratello, nipoti, amici, compagni . E’ solo un ostaggio rubato alla comunità, da barattare poi con la stessa: ma almeno cominciassero a negoziare. Non l’hanno ancora fatto. Non si sono fatti sentire e le motivazioni rimangono un grosso punto interrogativo.
Nelle Filippine ci sono 27 milioni di telefonini e nessuno di questi e’ stato usato per mandare almeno un sms per dire che padre Giancarlo sta bene. Il Milf [Moro Islamic Liberation Front, movimento di guerriglieri musulmani che cerca l’indipendenza dell’arcipelago di Mindanao ndr] ha una fittissima rete di informatori sul campo, ma nessun oggetto di Giancarlo e’ ancora passato tra le loro mani.
Per ora rimane un ostaggio anonimo sperso nella confusione delle informazioni, ma nello stesso tempo è uno che conosciamo bene, che sta lottando in un terreno sconosciuto adattandosi a queste piogge di fino giugno, che bagnano sia lui che i suoi rapitori.
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