Un accordo in quattro punti conclude la prima parte del colloquio interlibanese
Soddisfazione per le conclusioni della prima fase della "assemblea dei 14" su tribunale internazionale per l'uccisione di Hariri, rapporti diplomatici con la Siria, Fattorie di Cheeba, disarmo dei palestinesi. Restano sul tavolo la sostituzione di Lahoud e il disarmo di Hezbollah.
Beirut (AsiaNews) Creazione di un tribunale internazionale per giudicare gli assassini di Hariri, istituzione di normali rapporti diplomatici con la Siria, affermazione dell'appartenenza al Libano delle Fattorie di Chebaa (ma ora bisognerà provarlo) e disarmo dei palestinesi fuori dai loro campi. Sono i quattro punti sui quali l'assemblea dei 14, come è stato definito il colloquio inter-libanese, ha raggiunto un accordo "all'unanimità", in quella che per la prima volta nella storia recente del Libano, è stata la prima decisione politica presa senza la "mediazione" siriana. Sono state invece rinviate alla riunione del 22 marzo le due decisioni forse più difficili: la sorte del presidente della Repubblica, Emile Lahoud, ed il disarmo di Hezbollah, il Partito di Dio. Sulla prima il capo delle Forze libanesi, Samir Geagea ha già minacciato di tornare in piazza, nel caso della non deposizione del presidente Lahoud, sulla seconda il generale Michel Aoun ha promesso di continuare a proteggere la resistenza libanese, guidata dal Partito di Dio, fino al momento della liberazione totale del territorio libanese.
Le decisioni prese in un giorno particolarmente significativo, il 14 marzo, primo anniversario della grande manifestazione che per il Paese dei cedri segnò l'inizio della riconquista della libertà, sono giudicate positivamente dalla stampa libanese. Il Lebanonwire parla di "chiara indicazione che i libanesi possono raggiungere un accordo, anche senza imposizioni", L'Orient Le Jour di "un piccolo passo per i 14, un grande balzo per il Libano", An-Nahar riporta l'opinione di "uno dei partecipanti al dialogo", secondo il quale i 14 hanno inviato numerosi messaggi: "il primo ai libanesi, per dire che non sono più sotto qualsiasi forma di tutela, il secondo agli arabi per chiedere di adottare ed aiutare iniziative di dialogo, il terzo ad Israele, per dire che il Libano non abbandona la resistenza, il quarto alla Siria per offrire un ramo d'olivo, il quinto a Lahoud per dirgli che è il prossimo obiettivo e l'ultimo alle Nazioni Unite per indicare che il Libano è seriamente intenzionato ad applicare la risoluzione 1559".
Soddisfazione è stata espressa soprattutto dal presidente della Camera dei deputati, Nabih Berri, che ha promosso e presieduto gli incontri. Incontrando ieri sera i giornalisti, Berri ha riassunto in quattro punti chiave i risultati della prima fase del dialogo, sottolineando che tutte le decisioni erano state prese all'unanimità.
a) Il riconoscimento all'unanimità dell'appartenenza delle Fattorie di Chebaa e di Kafarchouba al Libano e la necessita di proseguire le trattative per liberare tutto il territorio libanese dalla presenza d'Israele.
b) Lo stabilimento dei rapporti diplomatici con la Siria, a livello di ambasciatori, in vista di stabilire pieni rapporti diplomatici, come tra due Paesi vicini, incarico affidato al capo del governo, Fouad Siniora.
c) Il disarmo dei palestinesi, fuori dai loro campi, e la necessita di raggiungere un disarmo totale dei palestinesi nell'arco di sei mesi.
d) Raggiungere la verità sull'assassinio dell'ex-premier Rafic Hariri, con la piena collaborazione di tutte le parti e la richiesta della formazione di un tribunale internazionale.