Un Paese in lutto guarda con ansia al proprio futuro
Nel giorno dei funerali di Antoine Ghanem, il governo chiede all’Onu ed alla Lega Araba di proteggere il voto per l’elezione del capo dello Stato. Colloquio telefonico tra Hariri e Berri.
Beirut (AsiaNews) – In una Beirut nella quale è stato proclamato il lutto nazionale, con scuole, uffici e negozi chiusi, si celebrano oggi i funerali di Antoine Ghanem, il parlamentare cristiano ucciso mercoledì.
L’assassinio è stato condannato anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che in una dichiarazione approvata all’unanimità “esige che cessino immediatamente gli atti di intimidazione contro i rappresentanti del popolo libanese” e che non vengano condotti tentativi di destabilizzarlo durante il “processo costituzionale”, ossia l’elezione del presidente della Repubblica, in programma a partire dal 25 settembre. All’Onu, oltre che alla Lega Araba, si è rivolto il capo del governo Fouad Siniora, chiedendo di proteggere il voto per l’elezione del capo dello Stato.
La scelta del nuovo presidente appare centrale nel durissimo confronto politico in atto nel Paese: gli osservatori internazionali sottolineano come in gioco sia il futuro del Libano e non solo. Se la maggioranza filoccidentale riuscisse ad eleggere un proprio candidato, infatti, poi potrebbe cercare di imporre le risoluzioni dell’Onu che, tra l’altro, chiedono il disarmo di Hezbollah e l’istituzione del tribunale internazionale chiamato a giudicare i responsabili dei crimini politici commessi in Libano, in primo luogo quello dell’ex premier Rafic Hariri. Un processo che vedrebbe coinvolti esponenti siriani di primo piano e, quindi, dalle conseguenze politiche imprevedibili. Tutte ipotesi destinate a cadere se invece sarà l’opposizione filosiriana, guidata proprio da Hezbollah, ad imporre, o comunque poter condizionare il futuro presidente. E’ in questo quadro che si pone la minaccia della costituzione di un secondo governo. Ipotesi contro la quale, peraltro, si è espresso anche il segretario dell’Onu Ban Ki-moon in un’intervista a L’Orient Le Jour.
Il Daily Star sottolinea invece un avvenuto colloquio telefonico tra Saad Hariri, leader della maggioranza parlamentare, alla quale apparteneva il deputato ucciso, ed il presidente del Parlamento, Nabih Berri. I due avrebbero convenuto sulla necessità di proseguire “gli sforzi di conciliazione” per la ripresa del dialogo. (PD)
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