Ultimatum di Boko Haram ai cristiani del Nord Nigeria: Sparite entro tre giorni
I “talebani nigeriani” consigliano ai musulmani nel sud di tornare al nord perché rischiano di essere uccisi dai soldati. Migliaia di cristiani in fuga. I vescovi rifiutano la chiave confessionale del conflitto e chiedono sicurezza, ma anche no alle rappresaglie.
Lagos (AsiaNews/Agenzie) – I cristiani del Nord della Nigeria hanno tre giorni per abbandonare la zona prima di una serie di attacchi contro di loro: è l’ultimatum lanciato dalla setta islamica radicale Boko Haram, che ha rivendicato le stragi avvenute il giorno di Natale in 12 luoghi negli Stati di Yobe e Borno, (nord-est), Niger (ovest), Plateau (centro Nigeria). Le stragi sono costate la vita a oltre 40 persone e già migliaia di cristiani sono in fuga per il terrore.
L’ultimatum avviene a pochi giorni dalla decisione del presidente (cristiano) Jonathan Goodluck di proclamare lo stato di emergenza per le zone attaccate, col dispiego di militari armati.
L’ultimatum comprende anche consigli ai musulmani presenti nel sud di fuggire verso il nord (a maggioranza islamica) per evitare di cadere vittima di possibili attacchi da parte dei soldati.
Un portavoce di Boko Haram, Abul Qaqa, ha dichiarato ai media che “i nostri fratelli musulmani sono avvisati di tornare nel nord, perché abbiamo prove che saranno attaccati. Diamo anche tre giorni di ultimatum a quelli del sud che vivono nel nord della Nigeria, di andarsene via. Abbiamo serie indicazioni per affermare che i soldati uccideranno solo gli innocenti musulmani nelle aree governative dove è stato dichiarato lo stato di emergenza. Noi li affronteremo in modo deciso per proteggere i nostri fratelli”.
La polizia nigeriana ha definito “vuote e senza fondamento” le minacce e gli avvertimenti di Boko Haram. “Vogliamo assicurare tutti i nigeriani che essi sono al sicuro ovunque risiedano”, ha detto
Yemi Ajayi, portavoce delle forze dell’ordine. “La polizia nigeriana – ha aggiunto – ha il mandato di proteggere vite e proprietà e continuerà a offrire questa responsabilità senza timori e favoritismi”.
Boko Haram (“L’educazione occidentale è un peccato”), è un gruppo con sospetti legami con al Qaeda e con i talebani afghani, che combatte per attuare uno Stato islamico dominato dalla sharia.
Dalla morte del suo leader, Mohammed Yussuf, avvenuta due anni fa, sembra aver ripreso forza, potere ed efficacia. Molti attacchi terroristi degli ultimi anni, contro cristiani, ma anche contro musulmani moderati, sono attribuiti ai suoi membri, definiti “i talebani nigeriani”.
I militanti di Boko Haram sfruttano le difficoltà del Paese - diviso fra un nord più povero (e a maggioranza musulmana) e un sud più ricco (a maggioranza cristiana), insieme a superficialità e rudezze del governo in carica – rileggendole in chiave confessionale.
I vescovi della Nigeria hanno sempre rifiutato l’idea di una guerra confessionale nel Paese, grande produttore di petrolio e ambita preda di governi medio-orientali e occidentali.
Sull’ultimatum contro i cristiani del Nord, il vescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, intervistato dalla Radio Vaticana, ha chiesto al governo di garantire la sicurezza della popolazione, ma anche di non compiere “rappresaglie”. “Noi - ha affermato - diciamo no alle rappresaglie e continuiamo a predicare la pace, sperando che tutti noi, in Nigeria, musulmani e cristiani, saremo in grado di lavorare e vivere felicemente insieme. Questa e' la nostra posizione: no alla violenza, no alla rappresaglia. Vogliamo vivere nella pace”.
L’ultimatum avviene a pochi giorni dalla decisione del presidente (cristiano) Jonathan Goodluck di proclamare lo stato di emergenza per le zone attaccate, col dispiego di militari armati.
L’ultimatum comprende anche consigli ai musulmani presenti nel sud di fuggire verso il nord (a maggioranza islamica) per evitare di cadere vittima di possibili attacchi da parte dei soldati.
Un portavoce di Boko Haram, Abul Qaqa, ha dichiarato ai media che “i nostri fratelli musulmani sono avvisati di tornare nel nord, perché abbiamo prove che saranno attaccati. Diamo anche tre giorni di ultimatum a quelli del sud che vivono nel nord della Nigeria, di andarsene via. Abbiamo serie indicazioni per affermare che i soldati uccideranno solo gli innocenti musulmani nelle aree governative dove è stato dichiarato lo stato di emergenza. Noi li affronteremo in modo deciso per proteggere i nostri fratelli”.
La polizia nigeriana ha definito “vuote e senza fondamento” le minacce e gli avvertimenti di Boko Haram. “Vogliamo assicurare tutti i nigeriani che essi sono al sicuro ovunque risiedano”, ha detto
Yemi Ajayi, portavoce delle forze dell’ordine. “La polizia nigeriana – ha aggiunto – ha il mandato di proteggere vite e proprietà e continuerà a offrire questa responsabilità senza timori e favoritismi”.
Boko Haram (“L’educazione occidentale è un peccato”), è un gruppo con sospetti legami con al Qaeda e con i talebani afghani, che combatte per attuare uno Stato islamico dominato dalla sharia.
Dalla morte del suo leader, Mohammed Yussuf, avvenuta due anni fa, sembra aver ripreso forza, potere ed efficacia. Molti attacchi terroristi degli ultimi anni, contro cristiani, ma anche contro musulmani moderati, sono attribuiti ai suoi membri, definiti “i talebani nigeriani”.
I militanti di Boko Haram sfruttano le difficoltà del Paese - diviso fra un nord più povero (e a maggioranza musulmana) e un sud più ricco (a maggioranza cristiana), insieme a superficialità e rudezze del governo in carica – rileggendole in chiave confessionale.
I vescovi della Nigeria hanno sempre rifiutato l’idea di una guerra confessionale nel Paese, grande produttore di petrolio e ambita preda di governi medio-orientali e occidentali.
Sull’ultimatum contro i cristiani del Nord, il vescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, intervistato dalla Radio Vaticana, ha chiesto al governo di garantire la sicurezza della popolazione, ma anche di non compiere “rappresaglie”. “Noi - ha affermato - diciamo no alle rappresaglie e continuiamo a predicare la pace, sperando che tutti noi, in Nigeria, musulmani e cristiani, saremo in grado di lavorare e vivere felicemente insieme. Questa e' la nostra posizione: no alla violenza, no alla rappresaglia. Vogliamo vivere nella pace”.
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11/06/2012
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