Ue: la Cina smetta di vendere armi a Stati sotto embargo Onu
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “Condanna” del parlamento dell’Unione europea contro la Cina, perché corteggia governi africani oppressivi per ottenere petrolio e materie prime e, tra l’altro, vende armi a Sudan, Liberia e Repubblica democratica del Congo, nonostante l’embargo Onu. Intanto ha superato il Capo di Buona Speranza ed è scomparsa la nave cinese che portava armi allo Zimbabwe, ma non è riuscita a scaricarle per il rifiuto dei portuali africani.
La Cina ha detto che torna a casa la nave An Yue Jiang carica di munizioni, razzi e bombe da mortaio (per un peso di 77 tonnellate, secondo i documenti di trasporto). Ma due giorni fa è stata localizzata presso il Capo di Buona Speranza diretta a nordovest e si teme che approdi in un Paese dell’Africa occidentale amico di Pechino. A Durban (Sudafrica) i portuali hanno rifiutato di scaricarla e un tribunale ha negato il transito delle armi verso lo Zimbabwe, che non ha sbocchi marittimi. Stati Uniti e Zambia hanno chiesto agli altri Paesi di non lasciarla approdare. Pechino ha risposto che si tratta di “un normale commercio militare” e che “la Cina non interferisce negli affari interni degli altri Paesi”.
A rendere più preoccupante la fornitura di armi, c'è la situazione dello Zimbabwe, dove, secondo osservatori indipendenti, nelle elezioni del 29 marzo l’opposizione ha sconfitto il dittatoriale presidente Robert Mugabe, al potere da 28 anni. Ma non ci sono ancora dati ufficiali e nei giorni scorsi le Chiese locali hanno denunciato violenze organizzate nel Paese contro rappresentanti dell’opposizione e il rischio di “un genocidio”.
La Cina ha ottimi rapporti commerciali con governi oppressivi, come il Myanmar e la Corea del Nord, cosa che spesso vanifica l’embargo deciso da altri Stati o dalle Nazioni Unite. Ieri Strasburgo ha criticato, tra l’altro, i rapporti che Pechino ha con il governo del Sudan, nonostante il genocidio in atto nel Darfur, e la parlamentare Ana Maria Gomes ha definito i governi europei “spesso troppo timidi e silenziosi e timorosi della Cina”.
05/02/2007