Tutti i partiti dell’Iraq al voto
di Layla Yousif Rahema
Oggi cominciano le elezioni per alcuni settori militari e di servizio. Attacchi suicidi a due seggi elettorali. Gli sciiti sono divisi in due schieramenti; anche i curdi. La novità del partito laico di Allawi. La partita in gioco è fra uno Stato unitario e centralizzato e uno Stato federale.
Baghdad (AsiaNews) – Inizia oggi il voto per le elezioni legislative in Iraq, con una parte dell'elettorato chiamato alle urne in anticipo rispetto alla data del 7 marzo. Si tratta di 796mila persone - tra militari, addetti del settore carcerario e sanitario e malati ricoverati negli ospedali – divise in 450 seggi elettorali aperti appositamente in tutte le regioni. Domani sarà la volta degli iracheni all'estero. Intanto giunge notizia che due seggi elettorali a Baghdad sono state oggetto di attacchi suicidi, uccidendo sette persone.
I candidati alla poltrona di primo ministro sono sei: l'attuale premier Nouri al-Maliki; il vice presidente Adel Abdel Mahdi; il ministro delle Finanze Baqer Jaber Solagh; Iyad Allawi, premier del primo governo iracheno post-Saddam; il controverso finanziere legato alla Cia ed ex vice premier Ahmed Chalabi; e il ministro dell'Interno Jawad Bolani. Gli schieramenti politici in corsa stavolta sono molto diversi rispetto a quelli delle ultime elezioni del 2005.
La spaccatura degli sciiti
L’Alleanza irachena unita (UIA), la coalizione sciita che vinse nel 2005, non esiste più. Il suo scioglimento ha segnato la spaccatura degli sciiti. La nuova coalizione, l'Alleanza nazionale irachena (INA), riunisce i partiti di ispirazione più confessionale, come il Supremo consiglio islamico iracheno (SIIC) guidato da Ammar al-Hakim, la corrente di Muqtada al-Sadr e il partito Fadhila, ma non comprende i seguaci del partito Da’wa rimasti fedeli ad al-Maliki, il quale ha fondato una nuova lista. È l’Alleanza per lo Stato di diritto, che nelle intenzioni ha uno spirito più nazionalista e laico (tanto che ha cercato di coinvolgere alcuni sunniti e curdi), ma che non è riuscita a smarcarsi dai sospetti di stretta dipendenza dal regime islamico di Teheran.
La recente campagna di debaathificazione - con la quale sono stati esclusi 500 candidati, per lo più sunniti - ha messo in cattiva luce il premier uscente, che l'ha appoggiata, facendogli perdere credibilità come figura al di sopra delle lotte settarie.
I “laici” di Allawi
Vero e proprio esordio alle urne, invece, per il Movimento nazionale iracheno (INM) guidato dall’ex premier, Iyad Allawi (sciita). La coalizione comprende anche diverse formazioni sunnite e si propone come l'unico reale raggruppamento laico. L’INM rappresenta l’avversario più temibile per l’INA e per la lista di al-Maliki, ed anche anche contro di esso che si è abbattuta la controversa campagna di debaathificazione.
Il fronte sunnita
Dopo il boicottaggio del voto nel 2005, scelta che li ha relegati ai margini del processo decisionale del Paese, i sunniti sembrano intenzionati a prendere parte alla competizione elettorale. Formazioni politiche sunnite sono presenti all’interno dell’INM, ma anche sotto forma di liste indipendenti.
I curdi
Sebbene le formazioni abbiano mantenuto come elemento forte quello dell'identità curda, anche qui lo scenario politico ha subito modifiche. Ai due partiti storici, il Partito democratico del Kurdistan (KDP) e l’Unione patriottica del Kurdistan (PUK), si è aggiunto Gorran (Movimento per il cambiamento), guidato da un ex fuoriuscito del PUK, Pusherwan Mustafa. Il movimento, affermatosi alle elezioni regionali di luglio, si presenta come indipendente e come unico oppositore alla corruzione e al clientelismo.
Sembra ormai affermarsi l'idea che la riconciliazione nazionale non si giochi più nella contrapposizione tra sciiti e sunniti, ma tra sostenitori di uno Stato unitario e centralizzato (la formazione di al-Maliki) e fautori di uno Stato federale o confederale (i curdi e parte dei sunniti); tra difensori di un approccio laico (Allawi) e difensori di un approccio religioso.
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