Turchia: appello del Papa per le vittime del terremoto. I morti sono 461
Il governo turco ha aperto agli aiuti stranieri, ma non a squadre di soccorso dall’estero. Israele fra i primi a inviare soccorsi, nel tentativo di migliorare le relazioni molto tese con Ankara. Due persone estratte vive dalle macerie a quasi tre giorni dal sisma.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Benedetto XVI ha lanciato oggi un appello a sostegno dei soccorsi alla popolazione turca colpita dal grave terremoto. “In questo momento - ha detto durante la liturgia della parola celebrata oggi in Vaticano -, il pensiero va alle popolazioni della Turchia duramente colpite dal terremoto, che ha causato gravi perdite di vite umane, numerosi dispersi e ingenti danni'”. Il pontefice ha continuato: “Vi invito ad unirvi a me nella preghiera per coloro che hanno perso la vita e ad essere spiritualmente vicini a tante persone così duramente provate. L'Altissimo dia sostegno a tutti coloro che sono impegnati nell'opera di soccorso”.
Gli ultimi dati ufficiali, diramati questa mattina, parlano di 461 morti, e di 325 feriti ricoverati in ospedale. I soccorritori hanno lavorato alacremente nella notte, e a oltre 67 ore dal sisma hanno estratto dalle macerie due persone ancora in vita: uno studente di 18 anni e un’insegnante universitaria di inglese di 27 anni, Gözde Bahar (nella foto), le cui condizioni sono molto gravi, a causa di un arresto cardiaco subito durante il trasporto in ospedale. Il salvataggio della donna è destinato a restare probabilmente l'ultimo per questo terremoto: una fonte dei soccorritori al lavoro nel centro di Van, capoluogo dell'omonima provincia colpita dal sisma, ha riferito che “le operazioni di recupero sono terminate”, e che non si spera più di trovare persone in vita sotto le macerie.
Nel frattempo il governo turco ha cambiato idea e ha deciso di accettare le offerte di aiuto giunte da vari Paesi, tra cui Israele, per far fronte all'emergenza causata dal devastante sisma che ha colpito il sud-est del Paese. In un comunicato il ministero degli Esteri ha riferito che le necessità sono limitate a tende e case prefabbricate, perché centinaia di persone hanno perso la casa. Gli edifici distrutti sono 2.256 e si tratta in maggioranza di appartamenti privati. Ankara ha invece respinto l’offerta di ingresso di squadre di soccorso straniere, con l’eccezione di personale proveniente dall'Azerbaigian e dall’Iran, che sta già lavorando nelle zone disastrate della provincia di Van.
In quella che può essere definita la “diplomazia del soccorso” un aereo militare israeliano parte oggi verso la Turchia con primi aiuti materiali a favore della popolazione terremotata. Lo ha reso noto la radio delle forze armate israeliane. A bordo ci sono le strutture di sette edifici prefabbricati. Altri edifici prefabbricati saranno inviati in Turchia nei prossimi giorni, sia con aerei militari, sia via mare. L'assenso della Turchia a ricevere aiuti da Israele - malgrado lo stato di forte tensione diplomatica fra i due Paesi - è giunto nella nottata e subito il ministro della difesa Ehud Barak ha ordinato di inoltrare i primi soccorsi. Da parte turca, secondo la stampa locale, è stato comunque precisato che gli aiuti concreti sono ben accolti, ma la Turchia preferisce non ricorrere invece al sostegno dei militari israeliani del comando delle retrovie, malgrado essi abbiano una cospicua esperienza nel soccorrere persone rimaste prigioniere sotto i detriti. La stampa israeliana prevede che l'invio di aiuti ai terremotati in Turchia non avrà ripercussioni sulla tensione politica fra i due Paesi. “Le nostre relazioni con la Turchia non sono buone, ma noi dobbiamo comunque sforzarci di migliorarle” ha ammesso Amos Ghilad, un consigliere politico di Barak.
Gli ultimi dati ufficiali, diramati questa mattina, parlano di 461 morti, e di 325 feriti ricoverati in ospedale. I soccorritori hanno lavorato alacremente nella notte, e a oltre 67 ore dal sisma hanno estratto dalle macerie due persone ancora in vita: uno studente di 18 anni e un’insegnante universitaria di inglese di 27 anni, Gözde Bahar (nella foto), le cui condizioni sono molto gravi, a causa di un arresto cardiaco subito durante il trasporto in ospedale. Il salvataggio della donna è destinato a restare probabilmente l'ultimo per questo terremoto: una fonte dei soccorritori al lavoro nel centro di Van, capoluogo dell'omonima provincia colpita dal sisma, ha riferito che “le operazioni di recupero sono terminate”, e che non si spera più di trovare persone in vita sotto le macerie.
Nel frattempo il governo turco ha cambiato idea e ha deciso di accettare le offerte di aiuto giunte da vari Paesi, tra cui Israele, per far fronte all'emergenza causata dal devastante sisma che ha colpito il sud-est del Paese. In un comunicato il ministero degli Esteri ha riferito che le necessità sono limitate a tende e case prefabbricate, perché centinaia di persone hanno perso la casa. Gli edifici distrutti sono 2.256 e si tratta in maggioranza di appartamenti privati. Ankara ha invece respinto l’offerta di ingresso di squadre di soccorso straniere, con l’eccezione di personale proveniente dall'Azerbaigian e dall’Iran, che sta già lavorando nelle zone disastrate della provincia di Van.
In quella che può essere definita la “diplomazia del soccorso” un aereo militare israeliano parte oggi verso la Turchia con primi aiuti materiali a favore della popolazione terremotata. Lo ha reso noto la radio delle forze armate israeliane. A bordo ci sono le strutture di sette edifici prefabbricati. Altri edifici prefabbricati saranno inviati in Turchia nei prossimi giorni, sia con aerei militari, sia via mare. L'assenso della Turchia a ricevere aiuti da Israele - malgrado lo stato di forte tensione diplomatica fra i due Paesi - è giunto nella nottata e subito il ministro della difesa Ehud Barak ha ordinato di inoltrare i primi soccorsi. Da parte turca, secondo la stampa locale, è stato comunque precisato che gli aiuti concreti sono ben accolti, ma la Turchia preferisce non ricorrere invece al sostegno dei militari israeliani del comando delle retrovie, malgrado essi abbiano una cospicua esperienza nel soccorrere persone rimaste prigioniere sotto i detriti. La stampa israeliana prevede che l'invio di aiuti ai terremotati in Turchia non avrà ripercussioni sulla tensione politica fra i due Paesi. “Le nostre relazioni con la Turchia non sono buone, ma noi dobbiamo comunque sforzarci di migliorarle” ha ammesso Amos Ghilad, un consigliere politico di Barak.
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