Turchia, raid della polizia contro giornalisti e funzionari "corrotti"
Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - La polizia turca ha arrestato 31 persone in una operazione contro i media nazionali. Fra gli arrestati vi sono sia giornalisti che ex poliziotti, fermati nel corso di un raid avvenuto in maniera simultanea in 13 province del Paese. Quello contro il quotidiano Zaman è avvenuto ieri alle 7.15 del mattino (ora locale), mentre i sostenitori del giornale montavano la guardia davanti all'edificio: erano già circolate voci che parlavano dell'operazione. Gli agenti sono tornati negli uffici dopo circa sette ore: il direttore di Zaman, Ekrem Dumanli, è stato portato in una stazione di polizia dopo che gli è stato notificato l'atto di arresto.
Fra gli arrestati anche il capo del Samanylou Media Group, Hidayet Karaca; un produttore; un regista e un autore televisivo. In manette persino ex poliziotti di alto livello: Tufan Erguder, ex capo del Dipartimento anti-terrorismo di Istanbul, e l'ex capo del Dipartimento di polizia di Hakkari.
L'Ufficio del Procuratore di Istanbul ha rilasciato un comunicato pubblico che elenca i fermi: "Gli arresti sono stati ordinati per ascoltare le testimonianze dei fermati, sospettati di aver fondato e diretto un'organizzazione terroristica armata; di essere membri di questa organizzazione; di aver compiuto crimini di natura falsaria e calunniosa".
Zaman e Samanyolu sono noti per i legami con il religioso turco - ma con base negli Stati Uniti - Fethullah Gulen: questi, potente e molto seguito in patria, è in aperta opposizione nei confronti dell'attuale governo turco. L'esecutivo accusa il movimento ispirato da Gulen di voler organizzare un golpe: nel dicembre 2013 è scoppiato uno scandalo corruzione legato a queste accuse che ha coinvolto ministri e funzionari dello Stato.
Nel corso di tutto l'ultimo anno, il governo ha portato avanti una campagna contro il leader spirituale islamico che ora vive nello Stato della Pennsylvania. Nella stampa governativa turca, persino la parola "Pennsylvania" è divenuta sinonimo di "cospirazione". Erdogan, presidente turco, ritiene che Gulen e i suoi seguaci vogliano creare "uno Stato parallelo" e rovesciare quello guidato da lui.
Da parte loro, i membri del movimento vicini al religioso definiscono questa "presunta cospirazione" come "un muro di fumo, creato ad arte per coprire la corruzione dei vertici del potere, inclusa la famiglia di Erdogan".