Turchia, Cina e Libano: odi e amori di Sarkozy
Parigi (AsiaNews) – La decisa vittoria di Nicolas Sarkozy a presidente della Repubblica francese crea ondate di commenti nella comunità internazionale, in particolare in due Paesi: la Turchia e la Cina.
In generale, la campagna di Sarkozy si è misurata soprattutto su temi interni alla Francia e in parte su temi europei. Solo nelle sue dichiarazioni la sera del 6 maggio, dopo la vittoria egli si è lasciato sfuggire qualche parola sulla sua politica estera mondiale. Essa prevede un rilancio della costituzione europea con un “trattato semplificato”; l’amicizia con gli Stati Uniti e la collaborazione sul riscaldamento climatico; la costruzione di un’Unione mediterranea che ampli la collaborazione economica e la lotta al terrorismo; la difesa in generale dei “diritti dell’uomo”, in difesa di tutti coloro che sono “perseguitati dalle tirannie e dalle dittature”, a sostegno di tutti “i figli” e “le donne martirizzate nel mondo”.
Già in passato il neo-presidente ha parlato in difesa della Cecenia e delle popolazioni del Darfur. Ma il punto più duro della sua politica estera è il suo “no” all’entrata nell’Unione Europea della Turchia, da lui definita “Asia Minor” e per questo estranea all’Europa.
Commentando ieri l’elezione di Sarkozy, il premier turco Erdogan ha detto che egli spera “da ora in poi di non vedere la stessa retorica che Sarkozy ha usato durante la sua campagna elettorale”. Il presidente francese aveva perfino dichiarato che se la Turchia entra in Europa, “sarà la fine dell’Unione Europea”.
Un paese che ha accolto con sollievo l’elezione di Sarkozy è la Cina. In una dichiarazione data ieri alla Xinhua , Hu Jintao si è felicitato con il neo-eletto e ha sottolineato “il profondo sviluppo del partenariato strategico di questi ultimi anni” il “progresso sostanziale della cooperazione” Cina-Francia in campo “politico, economico, commerciale, tecnico, culturale, giudiziario”, tanto da rendere tali rapporti “un modello di mutuo rispetto e di coesistenza amichevole”. Da parte sua, nei mesi scorsi, Sarkozy ha detto che spingerà la Cina a migliorare il livello dei diritti umani, ma – ad esempio – non ricercherà il boicottaggio delle Olimpiadi. I Giochi olimpici, ha detto, “porteranno una straordinaria ventata di libertà” in Cina. Diversi analisti, ricordando il carattere pragmatico del nuovo presidente, affermano che egli non vorrà rovinare l’ottimo rapporto economico fra Francia e Cina, ereditato da Chirac.
La speranza che l’eredità di Chirac sia cancellata, viene invece dal Libano. L’ex presidente era impegnato da tempo, insieme all’Onu, a garantire un tribunale internazionale sulla vicenda dell’uccisione di Rafic Hariri. L’inchiesta Onu mostra che nell’assassinio vi sono responsabilità siriane e del presidente libanese Emile Lahoud. Lahoud ha augurato a Sarkozy che l’inizio del suo impegno coincida con una “forte ripresa delle relazioni libano-francesi”. Anche gli Hezbollah, per bocca di Nawaf Mussawi, hanno salutato l’avvento di Sarkozy chiedendogli di fare decisioni politiche “più appropriate agli interessi francesi e di conseguenza meno schierati verso uno o l’altro partito”. Da mesi gli Hezbollah bloccano il parlamento libanese chiedendo un governo di unità nazionale in cui essi abbiano più potere. Speranze verso Sarkozy sono espresse anche dalla coalizione al governo, fra cui il figlio del defunto Hariri. In un messaggio di augurio al nuovo presidente egli sottolinea che “tutti i libanesi ricordano la Francia e i francesi nel loro permanente sostegno alla loro causa”.