Tsunami: alle Salomone faticano ad arrivare gli aiuti
Ancora chiuso l’aeroporto di Gizo, i soccorsi possono usare solo elicotteri o piccole imbarcazioni per consegnare cibo, acqua e tende. Promessi interventi di sostegno da governi vicini, Onu e Usa, ma ancora nessuno piano concreto è stato annunciato. Dubbi sull’efficacia del sistema di allerta anti-tsunami.
Honiara (AsiaNews/Agenzie) – Arrancano gli aiuti destinati alle isole Salomone, colpite tre giorni fa da un violento tsunami, il cui bilancio accertato in vittime umane è arrivato oggi a 30 morti. L’aeroporto di Gizo, capoluogo della provincia Ovest, la più colpita, è ancora chiuso: per consegnare tende, acqua pulita e cibo i soccorsi governativi e di agenzie umanitarie si possono servire solo di elicotteri o piccole imbarcazioni rallentando così le operazioni.
Stamattina una nuova scossa sismica di magnitudo 6 sulla scala Richter, ha investito l’arcipelago; si tratta dell’ennesimo movimento di assestamento dopo il maremoto che il 2 aprile scorso ha generato onde anomale alte fino a 5 metri, che hanno spazzato via almeno 13 villaggi costringendo alla fuga 5mila persone, rifugiatesi sulle colline. La popolazione è in preda al panico e non vuole tornare a valle. La Croce Rossa stima che i senzatetto siano 2mila. Il rischio maggiore ora è il diffondersi di focolai epidemici, malaria compresa.
Australia, Nuova Zelanda, Usa, Croce Rossa internazionale e Nazioni Unite hanno offerto aiuti, ma fino a ieri ancora nessuno piano concreto di intervento era stato annunciato. Il disastro alle Salomone ha riacceso il dibattito sull’efficacia del milionario sistema di allerta anti-tsunami istallato dopo la catastrofe del 26 dicembre 2004. Esperti statunitensi spiegano che “quando uno tsunami segue in modo rapido il sisma che lo genera, avere un sistema di allerta serve a poco, bisognerebbe invece potenziare le risorse per rispondere ad un’emergenza o per educare la popolazione a riconoscere il pericolo e scappare in tempo”.
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