Tsunami, dramma umano, ma per l'economia non è un gran disastro
Roma (AsiaNews) - La catastrofe del maremoto apporta morte ma non intacca i successi economici dell'area: sembra proprio essere un disastro "economicamente" corretto. Le borse asiatiche celebrano infatti con rialzi questo fine anno posizionandosi sui massimi livelli record degli ultimi tempi, mentre la riduzione delle attese di crescita nei Paesi colpiti appare limitata.
I due maggiori indici dell'area, il Nikkei giapponese e l'Hang-Seng di Hong Kong sono ai massimi (Nikkei 11489 +0.9% H.Seng 14230 +0.5%) come anche le altre borse (Bangkok SET 668,+0.5%; Singapore Straits-Times 2062, +0.2%). Anche le borse dell'India e dell'Indonesia, tra le nazioni più colpite dal maremoto, si attestano sui massimi livelli pur registrando il Jakarta Composite un modesto arretramento (- 0,4 %) nelle contrattazioni di chiusura odierne. Le borse asiatiche infatti si attendono una ripresa economica per il prossimo anno e scommettono che le proprie economie ne saranno le maggiori beneficiarie. Anche la borsa dello Sri Lanka, la cui economia è abbastanza dipendente dal turismo, si è mantenuta su valori attorno ai massimi storici: da quando l'onda del maremoto si è abbattuta sulle sue coste l'indice ha perso inizialmente il 5,3 % ma ieri ha recuperato l'1,6 %.
In questo momento di dolore è forse un segno di speranza, perché parrebbe che almeno l'economia è salva. D'altronde, il costo totale del disastro non dovrebbe superare i 10 miliardi di euro, comprendendo nel calcolo sia i beni assicurati che non. È quanto negli scorsi giorni ha dichiarato all'agenzia Ruters Stefan Heyd, membro dell'esecutivo della Munich Re, una delle maggiori società mondiali di riassicurazione. Si tratta in realtà di un valore ben esiguo a fronte ad esempio dei 40 miliardi di dollari (30miliardi di euro) liquidati nel corso del 2004 per sinistri dovuti a disastri naturali. Per chi riassicura gli assicuratori non ci sono dunque particolari preoccupazioni. D'altro canto è logico, buona parte dei danni sono stati subiti da villaggi di pescatori che non erano assicurati.
Anche il valore degli alberghi e degli altri immobili nelle zone turistiche generalmente non è elevato: il successo del turismo, nell'area toccata dal maremoto, è dovuto alla sua concorrenzialità rispetto ad altre aree meno distanti dai Paesi ad alto reddito. Inoltre nel costo del pacchetto turistico il peso percentuale del trasporto aereo è rilevante e dunque il costo delle camere e di tutti i servizi a terra deve essere minimo. Certo, bene ha fatto il Primo Ministro italiano, l'on. Berlusconi, a chiedere una riunione straordinaria del G8 perché pochi altri disastri naturali recenti hanno avuto un così alto numero di vittime. Allo stesso modo, la proposta di una moratoria sul debito dei Paesi più poveri (Somalia e forse Indonesia) colpiti dal disastro è senz'altro positiva.
A livello macroeconomico l'impatto del maremoto sembra però paradossalmente molto modesto rispetto alla catastrofe umana. Secondo stime del ministro delle Finanze tailandese la riduzione della crescita dell'economia del Paese per il prossimo anno dovrebbe essere modesta: l'incremento sarà del 6,1 % invece del 6,3 % stimato prima del disastro. Viceversa, secondo stime della Standard Chartered Bank inglese, per un Paese piccolo come le Maldive, la riduzione della crescita economica sarà maggiore: circa 4 punti percentuali di minore crescita rispetto a quanto preventivato. Per lo Sri Lanka la riduzione della crescita sarà invece del 2 %.
Sono percentuali certo significative ma che non dovrebbero impensierire in un'area che secondo le stime della Banca Mondiale ha registrato quest'anno una crescita del 7 %, con il traino potente dell'India e della Cina.