Tsunami, aiuti mirati e che arrivino davvero
Il direttore del Centro Pime spiega che bisogna pensare a progetti legati ai problemi della popolazione e "a lunga scadenza". Parlare adesso di adozioni a distanza è "prematuro". Siano verificabili "destinazione e uso" delle donazioni.
Milano (AsiaNews) Per aiutare in maniera concreta le popolazioni colpite dallo tsunami servono interventi programmati che giungano davvero alle popolazioni; comincino affrontando l'emergenza, continuino cercando di stabilizzare la situazione e mirino ad un ritorno, per quanto possibile, ad una vita "normale"; per questo "è essenziale" la presenza di persone che conoscano la realtà locale, con le "lingue e culture diverse". P. Davide Sciocco, direttore del Centro missionario del Pontificio istituto missioni estere (PIME) di Milano, spiega ad AsiaNews che per il momento "non sono necessari altri volontari" nelle zone colpite dal maremoto perché "sul posto ora c'è gente preparata" e che "è prematuro" avviare subito i progetti di adozione a distanza, finché non si conosce dove e come concretamente vivranno i bambini orfani.
P. Davide è in continuo contatto con i missionari, le religiose e i volontari che lavorano ogni giorno per portare aiuti alla popolazione asiatica (in particolare nell'India, in Thailandia e nel Myanmar) e sottolinea che è indispensabile fare affidamento su persone che hanno "una profonda esperienza dei luoghi e della cultura locale, che sappiano capire le diverse lingue e che rimangano sul posto anche nella fase successiva all'emergenza", quando si spegneranno i riflettori sulla tragedia e sarà indispensabile "portare avanti i progetti a lungo termine, quelli legati alla ricostruzione".
"Per ora afferma il direttore del Centro missionario del PIME siamo agli interventi di prima necessità, perché la situazione in alcune zone è ancora critica". I religiosi e le volontarie si preoccupano dell'assistenza immediata alle persone che hanno perso tutto, fornendo loro cibo, medicinali e un riparo; stabilizzata la situazione si procederà all'opera di ricostruzione, cercando di "far riprendere la normale attività: si costruiranno case e scuole e si procureranno le attrezzature necessarie per lavorare, come le barche per i pescatori e le sementi per i contadini". P. Davide parla di "progetti mirati" che sappiano rispondere alle esigenze della popolazione, perché "l'aiuto subito non basta, bisogna pensare a programmi a lunga scadenza".
Egli non nasconde perplessità sulle "associazioni che parlano già di adozioni a distanza", perché al momento è "difficile ipotizzare dove andranno a vivere gli orfani: essi potrebbero rimanere nei centri, negli orfanotrofi oppure dai parenti"; l'adozione implica "un impegno di almeno 3 anni, per una persona concreta in un contesto concreto" e parlare adesso di adozioni "vuol dire arrischiarsi in un'opera che non si sa quanto potrà essere continua": l'iniziativa è senz'altro lodevole, ma parlarne ora è "prematuro".
Un ultimo appunto riguarda le raccolte fondi avviate da tv, stampa e associazioni nazionali: p. Davide non giudica importante che finiscano alla protezione civile o ad altri, ma che "arrivino davvero" a chi ne ha bisogno e "siano fatti i controlli". (DS)
12/01/2005