Troppe le somiglianze negli assassini di Dink e di don Santoro
di Mavi Zambak
Entrambi i killer vengono da Trabzon, sono minorenni, frequentavano ambienti dell’ultradestra, non sono pentiti e hanno motivato il loro gesto con la difesa della patria. Un cristiano accusa i giornali turchi: “lo avete ucciso voi”, negando il genocidio degli armeni e rifiutando anche un’indagine storica.
Istanbul (AsiaNews) – E’ stato catturato ed ha confessato l’omicida del giornalista turco di origine armena Hrant Dink. Ogun Samast, che compirà 18 anni a fine mese, non ha mostrato alcun pentimento. Quanto meno singolari, invece, alcune somiglianze con l’assassinio di don Andrea Santoro: entrambi gli omicidi sono compiuti da persone provenienti da Trabxon , entrambi minorenni, immaturi anche per aver interrotto gli studi, frequentatori di ambienti ultranazionalisti e privi di pentimento. Entrambi, infine, hanno motivato il loro gesto con la difesa della patria.
Ed un cristiano, su un quotidiano, accusa i giornali turchi di essere i veri responsabili dell’uccisione.
“Come patriota – ha detto Samast - sono stato ferito dalle parole del giornalista armeno che ho trovato su Internet e non sono pentito del gesto che ho compiuto. Si ripetesse l’occasione lo rifarei. Mi sono messo in testa che l’avrei ucciso e l’ho fatto”. Queste le prime parole dell’agghiacciante confessione, e pare che questo omicidio fosse premeditato da mesi e che addirittura fosse stato preparato allenandosi nelle sparatorie nei boschi appena fuori Trabzon, città dove risiedeva Samast con la famiglia. Lo ha rivelato il suo amico Yasin Hayal, guarda caso anch’egli pregiudicato per aver lanciato una bomba in un McDonald sempre a Trabzon. Era l’ottobre del 2004 quando durante il mese di Ramadan, rimasto “disgustato per una festa di compleanno di liceali che si stava facendo nel locale” Yasin non esitò a lanciare una bomba che ferì gravemente cinque bambini e altre sei persone. Fu condannato e imprigionato, ma, dopo 11 mesi, rilasciato su cauzione.
Pare che Ogun si sia incontrato con lui tre giorni prima dell’omicidio e che l’amico l’abbia spinto ad uccidere senza pietà con la motivazione che: “Nessuno può offendere la nostra razza”.
Così Samast si è recato a Istanbul e dopo la preghiera del venerdì alla moschea ha atteso per due ore il giornalista per ammazzarlo a sangue freddo a colpi di pistola a neppure un metro di distanza.
I parenti e gli amici dell’assassino, appena appresa la notizia sono rimasti sconvolti, affermando che è impossibile che il ragazzo abbia potuto compiere un gesto simile. Lo zio da cui l’assassino si era recato prima di commettere l’omicidio afferma che Ogun “è come un bambino, che non sa neppure come muoversi nella grande Istanbul, ha abbandonato presto gli studi senza neppure terminare le medie, non riesce a tenersi un lavoro e non ha mai un soldo in tasca”. Secondo lo zio, sicuramente alle spalle c’è un’organizzazione che lo ha sobillato e istruito a dovere.
Anche su diversi giornali di oggi appare il grosso interrogativo su come questo ragazzo abbia potuto compiere questo omicidio che sembra un lavoro da professionisti considerata anche la pistola e i proiettili usati.
Dieci sono le persone attualmente sotto interrogatorio ad Istanbul, ma per ora la polizia non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale su probabili implicazioni politiche anche se molti giornalisti turchi lasciano trapelare che dietro a tutto ciò c’è la mano dell’associazione giovanile ultra nazionalista del BBP (Partito della Grande Unione).
Rilevata da tutti l’impressionante somiglianza di questo omicidio con quello compiuto neanche un anno fa nei confronti di don Andrea Santoro.
E’ tutto solo una coincidenza?
Ancora una volta torna alla ribalta la città di Trabzon.
Città portuale sul mar Nero di circa un milione di abitanti, storicamente cosmopolita per la convivenza pacifica di diverse culture, razze e religioni, dopo il grande e doloroso scambio di popolazione tra turchi e greci, avvenuto per opera di Ataturk all’inizio del secolo scorso, è diventata via via sempre più una città chiusa, nazionalista e religiosamente fanatica. Secondo Abdurrahaman Yildirim del quotidiano Sabah ad aggravare la situazione è stata la forte crisi economica nazionale del 2001 da cui la città non si è ancora ripresa. Molti sono i disoccupati e i ragazzi e i giovani spesso si radunano in bande per trascorrere il tempo tra loro. La situazione generale della città sembra sempre più peggiorare e questo può essere il motivo per cui la città è diventata la base di organizzazioni nazionaliste violente, che si nutrono di una forte rabbia e amarezza.
Del resto Adem Solak, insegnante presso l’Università del Mar Nero e terapista dell’omicida di don Andrea, dopo l’assassinio del sacerdote romano aveva avvertito che gesti del genere si sarebbero potuti ripetere a Trabzon e invitava le autorità civili competenti a prendersi cura della gioventù della città, denunciando preoccupato il fatto che non ci fosse alcun programma educativo verso tutti quei giovani sbandati cha apprendono i loro comportamenti e le loro opinioni solo dai mezzi mediatici che inculcano loro il fanatismo, l’orgoglio di essere nazionalisti e incitano a compiere gesti eroici per uscire dall’anonimato cui sono condannati.
A tale proposito è significativa lo sfogo ai giornali turchi di un cristiano che per ovvie ragioni vuole mantenere l’anonimato: “lo avete ucciso voi… sì, lo avete ucciso Dink voi con le vostre voci levate a spada tratta contro tutti quelli che parlano del genocidio degli armeni… Siete voi che alimentate questi gruppi nazionalisti fanatici… voi che non accettate un'indagine storico-scientifico sulla tragedia armena… Loro sono fanatici ma voi siete tutti nazionalisti… pronti a condannare chiunque usi la parola Turchia invano. Adesso basta salvare un immagine, adesso è l'ora di incominciare a redimere la libertà di pensiero in questo paese… loro uccidono e voi costruite i modelli di pensiero che danno il pretesto di uccidere. Avete fatto così anche con Don Andrea… con tutte le vostre accuse contro i cristiani, contro i cosiddetti missionari, contro i preti… Potessi dire queste parole a viso aperto senza aver paura di essere ucciso… Vi siete scavati una fossa e ci siete caduti dentro. Basta con l'ideologia… la verità storica si basa su un metodo scientifico. Basta con la calunnia. Più del buon nome dello Stato vi interessi la bontà dello Stato. Ora iniziate ad avere paura voi… state attenti a quello che scrivete, a come lo direte… L 'hanno condannato le vostre stesse leggi quell'uomo che oggi tutti difendete per il coraggio, per la libertà di pensiero, per aver comunque amato questa stessa terra dove è nato e dove è morto e per la quale è morto. Lui lo avete difeso perché volete difendere voi stessi ma non così avete fatto con don Andrea… quanti articoli sono ancora oggi davanti ai nostri occhi pieni di calunnie… lui era un prete, era diverso da voi. Salviamo la diversità in questo Paese”.
Si terrà domani ad Istanbul il funerale di Hrant Dink. Alle 11 del mattino partirà il corteo funebre e si terrà una cerimonia civile proprio davanti al portone della redazione, sul luogo dove è stato assassinato. Alle 14 si terrà il funerale religioso nella chiesa armena di Kumkapi dedicata a Maria Madre di Dio, sede del patriarcato armeno dove meno di un mese fa si è recato a pregare Benedetto XVI.
Il ministro degli Esteri Abdullah Gul ha ufficialmente invitato gli ambasciatori armeni e i leader religiosi europei e americani degli armeni della diaspora, dichiarando che il governo turco si addosserà tutte le spese necessarie per la cerimonia e per l’ospitalità.
Questa decisione è stata presa dopo che il ministro ha parlato con l’arcivescovo armeno di New York Barsamyan con un caldo invito a venire per “compiere insieme un gesto storico di comunione”. Invito che è stato accettato e che davvero si può definire come un primo frutto della morte di Hrant Dink.
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