Tribunale civile egiziano: illegali i test sulla verginità delle detenute
La sentenza giunge dopo la denuncia di una giovane attivista catturata in marzo alle manifestazioni di piazza Tahrir. Insieme ad altre sei, la ragazza era stata costretta a sottoporsi a un test davanti ad alcuni ufficiali. Rilasciato il blogger egiziano arrestato durante il massacro dei copti del 9 ottobre scorso.
Il Cairo (AsiaNews) – I test sulla verginità eseguiti dai militari sulle attiviste catturate in piazza Tahrir sono illegali e devono essere fermati. Lo ha annunciato ieri la Corte per i diritti civili del Cairo, dopo la denuncia depositata nei mesi scorsi da Samira Ibrahim, giovane manifestante catturata durante le proteste dello scorso marzo insieme ad altre sei ragazze. Nel periodo di prigionia i militari le hanno costrette a sottoporsi a un test di verginità, che secondo la deposizione di Samira sarebbe stato eseguito davanti ad alcuni ufficiali.
A tutt’oggi, la giovane è l’unica delle sei attiviste ad aver denunciato i militari, nonostante le minacce e i rischi di ritorsioni. In marzo l’esercito si erano giustificato, affermando che i test servivano per evitare l’accusa di stupro da parte delle giovani attiviste. Nei giorni scorsi un alto ufficiale ha annunciato il trasferimento del caso al Tribunale supremo militare, assicurando la giusta punizione per i responsabili, ma finora non vi sono sviluppi. “Spero che il verdetto della Corte civile – ha affermato Samira – mi aiuti a vincere la causa contro l’ufficiale che ha condotto i test. Loro possono dire ciò che vogliono, ma io desidero che egli venga perseguito e con lui coloro che hanno dato l’ordine”.
La sentenza del tribunale civile è modo per costringere i responsabili dell’esercito a sospendere militari accusati del pestaggio di Ghada Kamal Abdel Raziq, la giovane attivista picchiata e torturata dai soldati nelle manifestazioni dello scorso 16 dicembre. Le immagini della donna trattenuta a terra e presa a calci dalle forze dell’ordine hanno fatto il giro del mondo. Lo scorso 20 dicembre migliaia di donne sono scese in piazza per denunciare gli abusi dei militari e chiedere il rispetto della loro dignità.
Riham Ramzy, giovane copta cattolica originaria dell’alto Egitto, afferma ad AsiaNews che “il pestaggio della ragazza da parte dei militari e gli abusi contro le attiviste hanno scioccato il Paese. E’ come se avessero picchiato tutte le donne egiziane”. Secondo la ragazza, la brutalità mostrata dall’esercito è servita per mobilitare gli egiziani e la rivoluzione dei Gelsomini dal lato delle donne.
“Dopo questi fatti – continua – sappiamo che il popolo egiziano è dalla nostra parte. Alle manifestazioni hanno partecipato tutti, laici, islamici e cristiani. Tutte noi chiediamo il rispetto dei nostri diritti e della nostra dignità. Anche i partiti islamici devono tener conto che le donne sono parte integrante dell’Egitto”.
Le continue accuse di violenze e detenzioni arbitrarie, stanno costringendo l’esercito ad alleggerire la morsa contro gli attivisti. Lo scorso 25 dicembre un giudice della Corte marziale ha ordinato il rilascio di Alaa Abd El Fattah, il blogger arrestato in ottobre durante il massacro dei cristiani copti davanti alla sede della Tv di Stato egiziana. (S.C.)
A tutt’oggi, la giovane è l’unica delle sei attiviste ad aver denunciato i militari, nonostante le minacce e i rischi di ritorsioni. In marzo l’esercito si erano giustificato, affermando che i test servivano per evitare l’accusa di stupro da parte delle giovani attiviste. Nei giorni scorsi un alto ufficiale ha annunciato il trasferimento del caso al Tribunale supremo militare, assicurando la giusta punizione per i responsabili, ma finora non vi sono sviluppi. “Spero che il verdetto della Corte civile – ha affermato Samira – mi aiuti a vincere la causa contro l’ufficiale che ha condotto i test. Loro possono dire ciò che vogliono, ma io desidero che egli venga perseguito e con lui coloro che hanno dato l’ordine”.
La sentenza del tribunale civile è modo per costringere i responsabili dell’esercito a sospendere militari accusati del pestaggio di Ghada Kamal Abdel Raziq, la giovane attivista picchiata e torturata dai soldati nelle manifestazioni dello scorso 16 dicembre. Le immagini della donna trattenuta a terra e presa a calci dalle forze dell’ordine hanno fatto il giro del mondo. Lo scorso 20 dicembre migliaia di donne sono scese in piazza per denunciare gli abusi dei militari e chiedere il rispetto della loro dignità.
Riham Ramzy, giovane copta cattolica originaria dell’alto Egitto, afferma ad AsiaNews che “il pestaggio della ragazza da parte dei militari e gli abusi contro le attiviste hanno scioccato il Paese. E’ come se avessero picchiato tutte le donne egiziane”. Secondo la ragazza, la brutalità mostrata dall’esercito è servita per mobilitare gli egiziani e la rivoluzione dei Gelsomini dal lato delle donne.
“Dopo questi fatti – continua – sappiamo che il popolo egiziano è dalla nostra parte. Alle manifestazioni hanno partecipato tutti, laici, islamici e cristiani. Tutte noi chiediamo il rispetto dei nostri diritti e della nostra dignità. Anche i partiti islamici devono tener conto che le donne sono parte integrante dell’Egitto”.
Le continue accuse di violenze e detenzioni arbitrarie, stanno costringendo l’esercito ad alleggerire la morsa contro gli attivisti. Lo scorso 25 dicembre un giudice della Corte marziale ha ordinato il rilascio di Alaa Abd El Fattah, il blogger arrestato in ottobre durante il massacro dei cristiani copti davanti alla sede della Tv di Stato egiziana. (S.C.)
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