27/02/2010, 00.00
TURCHIA
Invia ad un amico

Tregua di Pirro fra Erdogan e l’esercito turco

di NAT da Polis
L’affare Beyloz coinvolge alte figure dell’esercito, responsabili insieme a magistratura e burocrazia della deriva non democratica del Paese. Con l’appoggio di alcune frange delle Forze armate, Erdogan sembra voler cambiare la costituzione in senso più democratica. E chiede l’appoggio della Ue.
Istanbul (AsiaNews) – Un “tregua di Pirro”: si commenta così negli ambienti diplomatici l’attuale situazione di crisi politica in Turchia, dopo l’ennesimo scontro fra esercito turco e il premier Erdogan.Tale tregua è stata siglata ieri con l’apporto del presidente Gul e con il rilascio di due figure significative ed emblematiche delle Forze armate turche, l’ex capo dell’aeronautica Ibrahim Firtina e l’ex capo della marina Ozden Ornek.
 
Il loro arresto, insieme a quello di altri 38 ufficiali dell’esercito, alcuni ancora in attività, hanno sconvolto la Turchia. Essi sono accusati di essere coinvolti nell’affare Beyloz, secondo cui tra il 2002 e 2003 si mirava a rovesciare il governo dell’Akp guidato da Erdogan. Il piano prevedeva il provocare attentati destabilizzanti il sistema politico turco, tutti da addebitare all’ incapacità politica di lui: attentati a moschee, creazione di episodi di guerra sul mare Egeo tra la Turchia e la Grecia. Secondo l’autorevole analista turco Ali Bairamoglu, questi fatti sconvolgono le fondamenta di un’epoca, di un regime e viene stroncato il ruolo dell’esercito e di quei militari che volendo avere un ruolo determinante sulle sorti del paese, sono ora chiamati a rendere conto dei loro misfatti.
 
Quest’ultima ondata di arresti è la più importante da quando è scoppiato l’affare Ergenekon ed avviene in un periodo in cui la vita politica in Turchia è caratterizzata da un’intensa polarizzazione, innescata anche dall’arresto di Ilhan Cihaner procuratore della repubblica della città di Erzincan. Quest’ultimo, accusato a far parte dell’Ergenekon, indagava su presunte azioni delle sette religiose con le quali il partito di Erdogan era accusato di intrattenere rapporti.
 
Secondo voci autorevoli, Basbug, Capo di stato maggiore dell’Esercito, stava per dare le dimissioni in segno di protesta, dopo un incontro segreto coi vertici dell’esercito turco. Ma grazie all’incontro straordinario con Gul ed Erdogan, si è giunti a una dichiarazione comune, secondo cui tutte le divergenze devono essere inquadrate e risolte nel contesto costituzionale.
 
Analisti turchi - tra cui spicca Orhan Keman Cengiz della TUSEV - fanno notare che queste dichiarazioni mettono in evidenza che il vero problema di fondo della Turchia è proprio la sua costituzione.
 
Tale costituzione è stata imposta nel 1981 dal colpo di stato di Evren. Va notato che tutte le costituzioni della Repubblica turca sono state imposte attraverso dei golpe. Quest’ultima, ha formato l’attuale magistratura e una classe burocratica contrarie a qualsiasi riforma democratica.
 
D’ altronde lo stesso Erdogan è figlio di quella costituzione e come la stessa società turca, privo di  riflessi democratici. Ma la sua battaglia di togliere il divieto al turban gli ha fatto capire che soltanto una radicale riforma costituzionale potrà condurre alla democratizzazione della società turca .Le forze liberal-progressiste premono per un’epurazione dallo Stato di tutte le forze conservatrici - rappresentate dalla burocrazia, la magistratura e chiaramente dall’esercito - tutte intrise del virus golpista del passato .
 
Le stesse forze non nascondono che questo periodo di transizione politica in cui vive il Paese è pieno di trappole. Un fatto degno di nota che circola tra gli ambienti diplomatici è che le rivelazioni sull’affare Beyloz, fatte da giornale Taraf, che ha consegnato ben 5 mila fascicoli al magistrato, non può non avere anche il tacito appoggio di alcuni settori delle Forze armate, le quali cercano di salvaguardare una loro certa onorabilità. Perfino il penultimo loro Capo di stato maggiore turco , Ozgur, aveva dichiarato durante il suo discorso di commiato, e che la Turchia è carente di democrazia.
.
Erdogan cerca dunque di riformare la costituzione turca per via parlamentare, ma gli mancano i numeri. Secondo l’attuale costituzione in vigore, quella del golpe del 1981, per emendare la costituzione servono i 2/3 dei deputati. Ciò significa che a Erdogan mancano 10 deputati. L’opposizione, quella di Baykal, capo del partito Chp (di ispirazione kemalista), si considera il protettore degli interessi delle forze conservatrici, arrivando fino a dichiarare che non c’è niente di male a “cospirare in privato”. Anche i nazionalisti del Mhp sono contrari. L’ unico serbatoio dal quale Erdogan potrebbe attingere è il nuovo partito nominato Demokratik Birlik Partisi (Dbp), nato dalle ceneri del Dtp (il partito che rappresentava la minoranza curda nel parlamento turco ), cancellato dalla corte suprema turca. Il suo presidente, Yalcinkaya, non cessa mai di contestare la costituzionalità del partito di Erdogan. Il Dbp gode anche dell’appoggio di vari settori di intellettuali turchi , purché rimanga distaccato da una politica prettamente nazionalista filocurda, e si impegni piuttosto in una battaglia per la concessione dei diritti dell’uomo delle popolazioni del sudest del paese.
 
Per ovvi motivi, al momento Erdogan evita il loro appoggio. Ma intanto il Consiglio superiore della Radiotelevisione turca ha dato l’altro ieri il nulla osta a 14 stazioni tv, per trasmettere in dialetti curdi. E questo dopo il nulla-osta per le trasmissioni in lingua curda emesso nel gennaio 2009.
Allo stesso tempo, in modo quasi inaspettato, la Commissione parlamentare per i diritti dell’uomo del parlamento turco ha visitato le carceri Mamak, dove dal 1980 al 1992 furono incarcerate le voci più significative della Turchia democratica. La visita ha generato tantissime dichiarazioni in tivù, per ricordare che è tempo di cambiare.
 
Per domani, 28 febbraio, Erdogan ha convocato a Dolmabaxce un convegno per la riforma costituzionale in Turchia. Intanto il suo ministro per i rapporti con l’Unione Europea è in giro per l’Europa, chiedendo appoggi.
 
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Fissate all’8 novembre le elezioni in Myanmar: un test per la democrazia
02/07/2020 08:58
Ankara, fallito golpe: 32 ex militari condannati all’ergastolo
08/04/2021 08:54
Ankara, processo ai 'golpisti': decine di condanne all’ergastolo e carcere duro
26/11/2020 14:08
La vittoria di Erdogan sui militari
17/08/2010
Erdogan e i militari turchi: la sfida continua
11/08/2011


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”