Tredici nuove diocesi per la Chiesa russo-ortodossa
di Nina Achmatova
Il Santo Sinodo approva la creazione di nuove eparchie da Irkutsk al Kazakistan. Continua la ristrutturazione del territorio canonico del Patriarcato di Mosca, considerata la riforma maggiore dal 1991.
Mosca (AsiaNews) – Il Patriarcato di Mosca ha dato il via libera all’istituzione di 13 nuove diocesi in tutto il suo territorio, nell’ambito di quella che i media in Russia hanno già definito la più grande riforma della Chiesa ortodossa dai tempi della dissoluzione dell’Unione sovietica.
Proseguendo il progetto iniziato a marzo, che ha già visto la creazione di otto nuove diocesi di cui tre nel Caucaso del Nord, il Santo Sinodo - l’organismo più alto a livello amministrativo, presieduto dal Patriarca Kirill - ha approvato la settimana scorsa la fondazione di nuove diocesi in Kazakistan, nelle regioni di Irkutsk, Orenburg, Ryazan, Saratov e nella repubblica di Tyva, come riporta il sito internet della Chiesa russo-ortodossa.
Secondo alcuni analisti, oltre che a migliorare l’amministrazione della Chiesa a livello locale, la ristrutturazione del territorio canonico rafforza l’autorità del Patriarca, che già l’anno scorso aveva avviato una gestione più centralizzata dell’attività ecclesiastica, anche per le missioni. Vladimir Vigilyansky, portavoce del Patriarcato, ha spiegato al quotidiano Kommersant che la riforma vuole migliorare l’organizzazione della vita della Chiesa ancora basata su una struttura di epoca sovietica, “per cui in una diocesi rientrano città distanti tra loro anche 1000 chilometri e i parrocchiani non conoscono neppure chi è il loro vescovo”.
Anche molti sacerdoti approvano la riforma, convinti che aiuterà i vescovi a stabilire contatti più diretti e concreti con le chiese che devono guidare. “Spesso è stato un problema il fatto che i preti non potessero vedere nemmeno qualche volta il loro vescovo che a sua volta non era a conoscenza della vita quotidiana delle sue parrocchie”, ha raccontato al The Moscow Times Andrei della parrocchia dell’Assunta ad Angarsk, nella regione di Irkutsk.
Per alcuni l’apertura di nuove diocesi e la costruzione di nuove chiese è il segno della rinascita religiosa della Russia dopo decenni di ateismo di Stato. Ma per altri, si tratta anche di una strategia per consolidare il potere del Patriarca Kirill, considerato non solo una figura religiosa ma anche politica.
Secondo il direttore dell’Istituto di religione e legge, Roman Lunkin, “la riforma dell’amministrazione della Chiesa rafforzerà l’autorità personale del Patriarca nelle province, anche perché i nuovi vescovi sono persone a lui fedeli”. L’anno scorso Kirill ha preso il controllo personale del Dipartimento missioni nell’ufficio centrale del Patriarcato, ordinandone l’ampliamento. Allora qualcuno aveva ipotizzato l’applicazione in campo religioso della ‘verticale del potere’ elaborata per la gestione dello Stato da Vladimir Putin nel suo primo mandato da presidente.
Proseguendo il progetto iniziato a marzo, che ha già visto la creazione di otto nuove diocesi di cui tre nel Caucaso del Nord, il Santo Sinodo - l’organismo più alto a livello amministrativo, presieduto dal Patriarca Kirill - ha approvato la settimana scorsa la fondazione di nuove diocesi in Kazakistan, nelle regioni di Irkutsk, Orenburg, Ryazan, Saratov e nella repubblica di Tyva, come riporta il sito internet della Chiesa russo-ortodossa.
Secondo alcuni analisti, oltre che a migliorare l’amministrazione della Chiesa a livello locale, la ristrutturazione del territorio canonico rafforza l’autorità del Patriarca, che già l’anno scorso aveva avviato una gestione più centralizzata dell’attività ecclesiastica, anche per le missioni. Vladimir Vigilyansky, portavoce del Patriarcato, ha spiegato al quotidiano Kommersant che la riforma vuole migliorare l’organizzazione della vita della Chiesa ancora basata su una struttura di epoca sovietica, “per cui in una diocesi rientrano città distanti tra loro anche 1000 chilometri e i parrocchiani non conoscono neppure chi è il loro vescovo”.
Anche molti sacerdoti approvano la riforma, convinti che aiuterà i vescovi a stabilire contatti più diretti e concreti con le chiese che devono guidare. “Spesso è stato un problema il fatto che i preti non potessero vedere nemmeno qualche volta il loro vescovo che a sua volta non era a conoscenza della vita quotidiana delle sue parrocchie”, ha raccontato al The Moscow Times Andrei della parrocchia dell’Assunta ad Angarsk, nella regione di Irkutsk.
Per alcuni l’apertura di nuove diocesi e la costruzione di nuove chiese è il segno della rinascita religiosa della Russia dopo decenni di ateismo di Stato. Ma per altri, si tratta anche di una strategia per consolidare il potere del Patriarca Kirill, considerato non solo una figura religiosa ma anche politica.
Secondo il direttore dell’Istituto di religione e legge, Roman Lunkin, “la riforma dell’amministrazione della Chiesa rafforzerà l’autorità personale del Patriarca nelle province, anche perché i nuovi vescovi sono persone a lui fedeli”. L’anno scorso Kirill ha preso il controllo personale del Dipartimento missioni nell’ufficio centrale del Patriarcato, ordinandone l’ampliamento. Allora qualcuno aveva ipotizzato l’applicazione in campo religioso della ‘verticale del potere’ elaborata per la gestione dello Stato da Vladimir Putin nel suo primo mandato da presidente.
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