Tre giovani cristiane decapitate: nuovo processo a Jakarta
Davanti ai giudici gli altri due imputati per il triplice omicidio di Poso (Sulawesi centrale) nel 2005. I due rischiano la pena di morte. In un procedimento distinto l'altro accusato ammette la colpa e fa il nome dell'ideatore delle uccisioni: un ex militante islamico a Mindanao.
Jakarta (AsiaNews) Si è aperto oggi a Jakarta il secondo processo per le decapitazioni delle tre ragazze cristiane avvenute l'anno scorso a Poso Sulawesi centrale. I due imputati, Lilik Purnomo e Irwanto Irano, rischiano entrambi la pena di morte. L'accusa a loro carico è "aver collaborato intenzionalmente ad un atto terroristico usando la violenza per seminare terrore e paura tra la gente". I due 28enni sono membri del gruppo Tanah Runtuh, il cui leader Hasanuddin, sotto processo per lo stesso crimine, ha ammesso oggi la sua colpevolezza.
Il 29 ottobre 2005, quattro ragazze cristiane sui 15 anni camminavano verso casa quando tre di loro vengono aggredite e decapitate con un machete nella zona di Gebang Rejo a Poso. Il caso ha scosso l'opinione pubblica. Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha condannato il triplice omicidio, che Benedetto XVI, da parte sua, ha definito "barbaro assassinio".
Oggi il procuratore Asep Sumaryono ha dichiarato in aula che Irano e Purnomo sono coinvolti nelle decapitazioni insieme ad altri terroristi, di cui alcuni sono ancora ricercati. Egli ha poi aggiunto particolari sulla dinamica del crimine: entrambi gli imputati non sono stati gli esecutori materiali, ma si sono occupati di reperire le armi necessarie dietro ordine di Hasanuddin. Si sono così recati con 500 mila rupie al mercato di Poso per comprare i machete e le buste di plastica, dove poi hanno depositato le teste.
Intanto in un processo separato, Hasanuddin ha ammesso formalmente le sue responsabilità di organizzatore, ma non di ideatore del triplice omicidio, come sostiene l'accusa. Secondo il terrorista infatti la mente delle decapitazioni è Guru Sanasi: "È lui che ha finanziato l'operazione e mi ha spiegato la sua intenzione di perpetrare assassini simili a quelli che compiva quando militava nel Moro Islamic Liberation Front (Milf) a Mindanao".
Hasanuddin ha chiesto il perdono alle famiglie delle vittime e promesso che non compirà più simili azioni. L'imputato ha comunque confermato che con l'aggressione alle tre giovani si volevano vendicare i numerosi morti musulmani durante gli scontri interreligiosi di Poso del 1998-2001. In quegli anni violenze tra la comunità musulmana e cristiana hanno ucciso 2 mila persone e costretto ad emigrare altre 100 mila.