Traffici di esseri umani: gli Usa accusano, Seoul si difende
Un rapporto del dipartimento del Lavoro Usa dice che la Corea del Sud è il terminale della tratta di esseri umani. Seoul lo nega e contesta la mancanza di dati precisi.
Seoul (AsiaNews) Sono infondate le denunce provenienti dagli Stati Uniti che descrivono la Corea del Sud come "destinazione abituale per il traffico di donne e bambini dall'ex Unione Sovietica e dagli altri vicini Paese asiatici". Lo ha dichiarato ieri un portavoce del ministro della Giustizia, che assicura, comunque, che sono in corso accertamenti.
L'accusa è stata lanciata da un rapporto del dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, che descrive la situazione del "traffico" di esseri umani in 137 Stati e indica che in Corea sono portati donne e bambini da Indonesia, Sri Lanka, Kirghizistan, Romania e altri Stati. Il rapporto dice che donne e bambini da 10 anni in su sono tradotti in Corea del Sud, Singapore, Hong Kong e nei Paesi del Medio oriente per diventare oggetti sessuali o per farli lavorare in condizioni simili alla schiavitù.
Secondo il ministero sudcoreano del Lavoro il rapporto è "senza fondamento" e non ci sono mai state notizie di traffico di bambini dal Kirghizistan o da altri Paesi verso la Corea del Sud. "Non abbiamo neanche dati o informazioni ha aggiunto che qui bambini stranieri siano sfruttati".
Secondo l'Ufficio per l'immigrazione presso il ministero della Giustizia, "il rapporto statunitense non fornisce dati e cifre e ci lascia con scarsi indizi. Non c'è alcuna prova che la Corea del Sud sia coinvolta nella tratta di esseri umani". "D'accordo con il ministro del Lavoro e altri uffici statali, intendiamo fornire una risposta ufficiale a questo rapporto".
Anche il governo kirghiso ha preso contatti con Seoul per esaminare la questione.