Tra Kurdistan e Seoul, nuovi contratti petroliferi
di Layla Yousif Rahema
Il governo della regione semi-autonoma firma con la compagnia di Stato coreana Knoc altri due accordi di “production sharing”. Sono gli stessi accordi che continuano ad alimentare gli attriti tra Baghdad ed Erbil e uno degli scogli su cui si arena il varo dell’attesa legge nazionale sul petrolio.
Erbil (AsiaNews) – La Corea del sud si conferma tra i partner preferiti dalla regione semi-autonoma del Kurdistan (Krg), dove continua a solidificare la sua presenza nel settore petrolifero e delle infrastrutture. Ieri il ministro curdo delle Risorse naturali, Ashti Hawrami, ha annunciato la sigla di due accordi di “production sharing” (PSCs) con la Korea National Oil Corporation (Knoc), compagnia di proprietà del governo coreano. La notizia arriva a pochi giorni dalla firma di altri due contratti petroliferi con la Talisman Energy Inc., una compagnia indipendente con sede a Calgary, Canada. La Knoc aveva già ottenuto i diritti di esplorazione di uno dei più grandi giacimenti del nord, dal valore stimato in un miliardo di barili.
Secondo gli accordi firmati il 21 giugno scorso a Erbil, la Knoc si aggiudica un interesse del 60% nel giacimento Sangaw South Block. I coreani prenderanno anche un 80% di interessi di partecipazione nel giacimento Qush Tappa Block. Il rimanente di entrambi i progetti spetta al Krg. La Knoc, inoltre, si impegna a destinare parte dei suoi guadagni dal petrolio in programmi edili e di sviluppo delle infrastrutture. Si parla di investimenti iniziali pari a due miliardi di dollari.
Baghdad ritiene “illegali” questo genere di accordi, mentre Erbil ne sostiene la piena costituzionalità. Per frenare la politica curda sempre più indipendente nel settore petrolifero, il governo centrale ha tagliato dal 31 dicembre 2007 ogni collaborazione con le compagnie internazionali, circa una ventina, che hanno siglato accordi PSCs con i curdi. Gli attriti tra Baghdad e il Krg continuano a ritardare il varo della fondamentale legge nazionale sul petrolio, che dovrà regolare gli investimenti stranieri nell’industria petrolifera irachena e la distribuzione dei proventi della produzione tra le comunità sciita, sunnita e curda.
Proprio questa settimana si attendono i risultati degli incontri tra i due governi sulla questione petrolio. A quanto pare, il premier curdo, Nechirvan Barzani, avrebbe nuove proposte da sottoporre a Baghdad per risolvere l’empasse, ma finora non se ne conoscono i dettagli. È certo che gli ultimi contratti con i coreani non renderanno il terreno del confronto più fertile.
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