Tra Ankara e Yerevan nasce la diplomazia del pallone
di Mavi Zambak
Il presidente turco Gul ha accettato l’invito ad andare a seguire la partita che oppone le squadre di calcio delle due nazioni, che da 15 anni non hanno rapporti diplomatici e tengono chiuse le frontiere. Interessi politici e petroliferi accompagnano il sì turco.
Ankara (AsiaNews) - Abdullah Gul, presidente della Repubblica turca, dopo giorni di silenzio, ha accettato l’invito del suo omologo dell’Armenia Serzh Sargsyan: domani sera siederà accanto a lui nello stadio di Yerevan per assistere insieme alla partita di calcio Armenia-Turchia, valevole per le qualificazioni ai Mondiali del 2010 in Sud Africa.
Evento straordinario, non tanto per l’esito della partita, quanto per la visita che si spera sia il primo passo per appianare i pesanti contenziosi tra questi due Paesi. Da quindici anni, infatti, formalmente Turchia e Armenia non hanno alcun tipo di relazioni diplomatiche e i confini tra i due Stati erano tassativamente chiusi. Benché infatti la Turchia sia stato uno dei primi Paesi a riconoscere nel 1991 l’indipendenza di questa piccola provincia dell’Unione Sovietica, le relazioni sempre fragili tra armeni e turchi si ruppero definitivamente quando l’Armenia occupò il 20% del territorio dell’Azerbaijan, invadendo la provincia del Nagorno Karabakh. E si invelenirono quando dalla capitale armena si insistette perché venisse riconosciuto il massacro di quasi un milione e mezzo di armeni compiuto tra il 1915 e il 1916, durante gli ultimi anni del crollo dell’impero ottomano.
Certo è che, secondo Omer Engin Lyutmen - direttore dell’Istituto di studi armeni ad Ankara - i turchi comprendono che un’apertura verso l’Armenia non significa ammettere il genocidio, la stampa turca incoraggia questo riavvicinamento su temi politici ed economici e sono ormai in molti ad auspicare la creazione di un comitato per discutere dei temi storici riguardanti “la diaspora” degli armeni. Già nel 2005 il primo ministro turco Erdogan suggerì la costituzione di un “comitato congiunto di storici armeno-turchi”, ma il precedente presidente armeno Robert Kocharyan propose piuttosto di creare un “comitato intergovernativo” per ristabilire le relazioni diplomatiche e discutere il riconoscimento internazionale del genocidio e il risarcimento delle sue conseguenze. Da allora, muro contro muro, tutto si è bloccato e la Turchia continua a negare la parola “genocidio”, come invenzione di chi vuole indebolire la nazione turca.
Ammirevole ora la buona volontà del padrone di casa armeno, che ha così motivato l’invito rivolto a Gul: “Durante il conflitto sul Nagorno Karabakh, la Turchia chiuse le frontiere con l’Armenia come espressione di solidarietà etnica con il turco Azerbaijan. Il deprecabile risultato è che per quasi 15 anni il vitale confine geopolitico tra Armenia e Turchia è stato una barriera alla cooperazione diplomatica ed economica. Esso è chiuso non solo per quegli armeni e turchi che volessero visitare il Paese a loro confinante, ma anche per il commercio, i trasporti e i flussi energetici che vanno da Est ad Ovest. Da ambo le parti ci potrebbero essere dei possibili ostacoli politici sul percorso. Comunque noi dobbiamo avere il coraggio e la lungimiranza di agire ora. Armenia e Turchia non hanno la necessità di essere perenni rivali e non dovrebbero esserlo. Un futuro più prospero e mutuamente vantaggioso per Armenia e Turchia e l’apertura di uno storico corridoio Est-Ovest verso l’Europa, la regione del Caspio e il resto del mondo, sono obiettivi che noi possiamo e dobbiamo raggiungere”.
Dure le critiche dell’opposizione turca che vede la visita di Gul a Yerevan come un cedimento di fronte all’Armenia; CHP (Partito repubblicano) e MHP (Partito nazionalista) parlano addirittura di offesa all’onore della nazione turca e di “errore storico”, che avrà ripercussioni nefaste nelle ottime relazioni storiche con l’Azerbaijan - nazione molto vicina alla Turchia per storia, etnia e lingua - e la Georgia, data la vicinanza dell’Armenia con la Russia.
Soddisfazione invece da parte dell’Europa: “Spero che quello del presidente Gul – ha fatto sapere il Commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn – sia un primo passo che presto sarà seguito da altri che conducono ad una normalizzazione delle relazioni fra questi due Paesi”. Anche il patriarca armeno Mesrob II dalla sua sede a Istanbul attraverso la voce del suo segretario augura che questa partita di calcio sia un’occasione per riavvicinare queste due nazioni verso una rinnovata amicizia e fratellanza.
E il primo ministro turco Erdogan appoggia questo “incontro sportivo” tra i due Presidenti, auspicandosi che questo sia un primo gesto per realizzare la sua tanto caldeggiata proposta di arrivare ad una “Piattaforma per la stabilità e la collaborazione caucasica”, che dovrebbe inizialmente includere la Turchia, la Russia, l’Azerbaijan, la Georgia e l’Armenia e poi estendersi anche ad altri paesi confinanti. Piattaforma “a base geografica, che abbia come fine la pace e la sicurezza della zona e che includa la collaborazione economica e la sicurezza energetica”.
E’ evidente che dietro l’idea di essere mediatrice di pace e di stabilità, per Ankara questa è la soluzione per la sua continua e pressante ricerca di fonti energetiche. Proprio per questo mentre cerca di rafforzare i rapporti con la Georgia e l’Azerbaijan, deve fare attenzione a non guastare quelli con la Russia, visto che da lì arriva il 60% del suo fabbisogno di metano e che il gigante russo quest’anno è diventato il primo partner commerciale superando persino la Germania. La Russia, inoltre, mantiene ancora forti legami con l’Armenia.
Intanto si è saputo che sono già stati venduti dodicimila biglietti, 2700 dei quali a turchi, che alla dogana saranno esentati dal pagare i 50 dollari del visto.
Nella foto: l'incontro, a maggio, tra le nazionali Under 19
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