Tornano in Myanmar i 20 mila birmani fuggiti in Thailandia
Bangkok (AsiaNews) – Le autorità thailandesi dicono che tutti i ventimila profughi birmani riversatisi oltre il confine durante gli scontri nei giorni scorsi sarebbero tornati a casa. “La situazione è stata calma, senza nuovi scontri. Non ci sono più persone del Myanmar in Thailandia, dopo che gli ultimi settecento sono tornati a casa questa mattina” ha detto Samard Loyfar, governatore della provincia di Tak.
Circa 20mila persone sono fuggite in Thailandia l’8 novembre scorso dopo scontri armati fra l'esercito birmano el'esercito democratico buddista Karen, in alcune aree prossime al confine vicine a Myawaddy. Nella zona sono presenti più di 30 gruppi armati a base etnica che rifiutano l'oppressione della giunta militare, che ha privato alcune aree anche del diritto di voto alle elezioni farsa del 7 novembre. Sporadici colpi d’arma da fuoco sono stati uditi anche più a sud, nella provincia di Kanchanaburi, hanno detto alcuni responsabili delle forze di sicurezza thailandesi. Circa 3500 profughi sono tornati in Myanmar da quest’area.
Nella zona di Mae Sot, sul confine, lavora dal 1989 la dottoressa Cynthia Maung, di etnia Karen. Ha lasciato il Myanmar in quell’anno, e da allora dirige la clinina Mae Tao che si occupa di rifugiati, migranti e orfani insieme a 100 fra dottori, membri del personale paramedico e insegnanti. Accoglie persone di ogni etnia e religione . Fino a questo momento la clinica ha curato 150mila pazienti in questa zona di confine.
Secondo Cynthia Maung, attualmente nella zona di Mae Sot “ci sono varie organizzazioni non governative che si occupano dei migranti, il cui numero varia da duemila fino a 40mila a seconda dei momenti. I birmani vorrebbero tornare a casa, ma ci sono confusione e ansia per quel che riguarda la sicurezza. Molti si chiedono quale potrebbe essere la loro vita, tornando a casa”. Sulle recenti elezioni, e sulla loro ricaduta sui circa 800mila lavoratori birmani in Thailandia, la dott.ssa Maung ha detto; “Attualmente vari gruppi pensano che le recenti elezioni siano ingiuste, e questo rende la gente senza speranza. Non sanno che cosa succederà, e così pensano sia necessario trovare un rifugio temporaneo. I combattimenti continuano su tutto il confine, e la gente non sa che cosa fare. Probabilmente la situazione peggiorerà prima che si parli di un vero cessate il fuoco”.