Torna la calma, ma Dili ha ancora paura
Il governo di Timor Est affida alle forze australiane la sicurezza nella capitale. La gente torna a casa, ma solo di giorno; per la paura si continua a dormire in scuole e conventi cattolici. Suora a Dili: "Insieme agli sfollati la sera preghiamo per la pace".
Dili (AsiaNews) A Dili sembra tornata la calma oggi, anche se "circolano voci di possibili nuovi attacchi, questa notte, contro le forze governative nelle zone periferiche della capitale". Fonti di AsiaNews a Timor Est parlano di una situazione "in miglioramento", dopo l'arrivo ieri delle forze australiane, ma si temono ancora attacchi nella notte fuori città. "Sulla città volano i Black Hawk e non si sentono spari". Intanto dai villaggi intorno alla capitale tornano gli abitanti scappati in massa la settimana scorsa. Ma la paura li spinge a passare comunque la notte in conventi e scuole cattoliche.
Suor Maria, missionaria salesiana a Dili, conferma ad AsiaNews che "molte famiglie sono tornate a casa, le scuole hanno dovuto riaprire, perché si sta per concludere l'anno, ma la gente continua ad avere paura". "Molti aggiunge scelgono di passare il giorno a casa e la notte in scuole e conventi, ritenuti più sicuri". Nel loro istituto professionale di Comoro, i salesiani al momento ospitano più di 4 mila sfollati: "La sera ogni famiglia cucina per sé e poi tutti insieme preghiamo, perché torni al pace".
Ieri il governo ha deciso di affidare alle truppe australiane il compito di mantenere la sicurezza nella capitale. Dopo il primo contingente di 150 uomini arrivati ieri, Canberra conta di dispiegare in tutto 1300 uomini, oltre ad elicotteri e mezzi blindati, entro domani sera. All'intervento miliare estero, chiesto dallo stesso governo di Timor Est due giorni fa, parteciperanno anche Nuova Zelanda, Malaysia e Portogallo.
Il comandante delle forze armate australiane Angus Houston avverte che, anche se la situazione è più calma, le condizioni restano comunque pericolose. Ieri sono continuati gli scontri fra soldati lealisti e ribelli, iniziati dopo la decisione del governo di licenziare dall'esercito un terzo dei militari che si erano assentati dal servizio, lamentando discriminazioni su base etnica. I disordini più gravi si sono registrati intorno al quartier generale della polizia. Nove agenti di polizia ribelli, che avevano deposto le armi ed erano sotto protezione dell'Onu, sono stati uccisi dai militari governativi, e altre 27 persone sono rimaste ferite, alcune gravemente. L'Indonesia ha chiuso le frontiere con Timor Est, mentre le Nazioni Unite manderanno un inviato speciale. Grandi apsettative per l'incontro tra tra le fazioni in lotta, che - presieduto dal capo di Stato timorese Xanana - si terrà il prossimo 28 maggio.