14/09/2009, 00.00
INDIA
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Torna a scuola lo studente musulmano espulso perché portava la barba

La vicenda è avvenuta nello Stato del Madhya Pradesh in una scuola legata alla diocesi di Sagar. La Corte suprema ha imposto all’istituto il reintegro del giovane. Per il portavoce dei vescovi “si è trattato di un incidente atipico” che non da ragione dei “rapporti cordiali e amichevoli” tra musulmani e cristiani.
New Delhi (AsiaNews) - La scuola lo aveva espulso perché si rifiutava di tagliarsi la barba. Ora la Corte suprema ha imposto all’istituto il suo reintegro. I protagonisti della vicenda sono Mohammad Salim, studente musulmano, e la Nirmala Convent Higher School di Vidisha, nello Stato del Madhya Pradesh, istituto legato alla diocesi di Sagar.
 
La vicenda di Salim ha suscitato scalpore e polemiche ed è costata al ragazzo un anno di studi. Ora la sentenza dei giudici mette la parola fine al caso, ma resta aperta la domanda sulle ragioni che hanno spinto l’istituto a espellere il ragazzo.
 
Spesso gli studenti musulmani sono al centro di discussioni per la liceità di portare il velo o la barba a scuola, considerati segni di appartenenza e ostentazione religiosa. Vicende come quella di Vidisha sono frequenti nelle scuole indiane dove le comunità indù compiono discriminazioni verso studenti di altre religioni. A rendere singolare il caso della Nirmala Convent Higher School è che i protagonisti appartengono alle minoranze cristiane e musulmane.
 
P. Anand Muttungal, portavoce del Consiglio del vescovi del Madhya Pradesh, spiega che “si è trattato di un incidente atipico che non deve essere considerato come il segno di una situazione problematica tra cristiani e musulmani nello Stato”. Il sacerdote parla di  “rapporti cordiali e amichevoli” tra le “due comunità minoritarie” e chiarisce che la sentenza della Corte non trova nessuna obiezione da parte della scuola che si era limitata a seguire direttive dettate dal governo.
 
All’origine non ci sarebbe stata dunque una discriminazione su base religiosa, ma l’applicazione letterale del regolamento interno all’istituto. Un cattolico locale spiega ad AsiaNews: “Se le suore possono entrare nella Nirmala School con il velo non possiamo chiedere alle ragazze musulmane di toglierselo. Se chiediamo diritti per le minoranze dobbiamo dimostrare maggiore sensibilità su questi aspetti. Il nostro compito è agire con compassione e carità”.
 
Asghar Ali Engineer, intellettuale musulmano e direttore dell’Institute of Islamic Studies, minimizza l’accaduto, ma sottolinea che la vicenda di Salim “è una questione che riguarda la libertà personale” e non una disputa su “musulmano e non-musulmano”. “È giusto che ogni istituto abbia una un codice di comportamento per gli studenti”, afferma Engineer “ma se i regolamenti scolastici ledono la libertà personale dell’individuo è quest’ultima che deve avere il sopravvento”. (NC)
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